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Pd, in Lombardia il 66% dei ginecologi è obiettore. Ru 486 poco usata

Ginecologia Redazione DottNet | 16/09/2019 19:33

Negli ospedali di Iseo e Chiavenna il dato è del 100%. la Ru486 resta troppo poco utilizzata con la Lombardia 14esima fra le regioni italiane, ultima fra quelle del Nord e dopo Calabria e Sicilia

 In Lombardia il 66% dei ginecologi è obiettore e in 2 ospedali, quelli di Iseo e Chiavenna, il dato è del 100%. Tanto che nelle 2 strutture - come pure in altre 5 della regione (Vaprio d' Adda, Melzo, Sondalo, Gardone val Trompia e Mortara), per un totale di 7 su 62 (oltre il 10%) - le interruzioni volontarie di gravidanza sono pari a zero benché la legge 194, all' articolo 9, affermi che "gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare gli interventi di Ivg richiesti". Sono alcuni dati emersi dall' indagine condotta come ogni anno dal gruppo consiliare Pd.

Risultati "in linea con quelli degli anni precedenti", spiegano i dem, segnalando inoltre che la pillola abortiva Ru486 "resta troppo poco utilizzata", con la Lombardia "14esima fra le regioni italiane, ultima fra quelle del Nord e dopo Calabria e Sicilia". Nel 2018 in Lombardia le interruzioni di gravidanza sono state 12.240 - hanno riferito i consiglieri del Partito democratico oggi in conferenza stampa - e nei primi 6 mesi di quest' anno 5.897, il che significa che "a fine anno saranno poco meno dell' anno precedente. Un dato positivo - commenta Paola Bocci, promotrice dell' inchiesta - perché sta a significare che, a 40 anni di distanza, la legge 194 è ancora efficace e capace di raggiungere l' obiettivo che si era data, ossia ridurre drasticamente il ricorso all' aborto".

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Tuttavia "la presenza di medici ginecologi obiettori resta quasi invariata", denunciano i dem. Nel 2018 erano il 65% a fronte del 66% del 2017, ricordano. In 3 ospedali (Desio, Treviglio e Gavardo) sono oltre il 90% e in 10 più dell' 80%. Solo in 11, di cui 3 a Milano (San Carlo, Sacco e Buzzi), sono sotto il 50%.  "I numeri sono ancora più sconfortanti se si guarda all' utilizzo della Ru486, un metodo farmacologico autorizzato dall' Aifa già nel 2009", osservano dal Pd. Nei primi 6 mesi del 2019 la pillola abortiva è stata usata solo nel 13% delle strutture, mentre erano il 10% nel 2018 e l' 8% nel 2017. E nel primo semestre dell' anno la Ru486 non è stata impiegata mai in 26 strutture su 62, mentre erano 32 nel 2018.

"Questo nonostante la legge 194 parli chiaro", recitando che "le Regioni, d' intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l' aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull' uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell' integrità fisica e psichica della donna". "Nel luglio scorso - afferma Bocci - avevamo presentato una mozione, approvata in Consiglio, in cui si chiedeva alla Giunta di abolire l' obbligo dei 3 giorni di ricovero per la Ru486, come già fatto da altre Regioni, obbligo che ne rendeva più difficile l' utilizzo rispetto all' Ivg chirurgica, praticata in Day hospital. Grazie al nostro intervento dal 1 gennaio 2019 l' obbligo è stato abolito, ma il metodo farmacologico resta residuale".

Questo perché, precisa il Pd, "in Lombardia l' attesa fra la certificazione della gravidanza e l' intervento è maggiore a quella delle altre regioni (16esimo posto In Italia), il che significa che passa troppo tempo fra la certificazione e l' effettiva esecuzione dell' Ivg e questo fa scadere i termini (49 giorni) entro i quali è possibile utilizzare il farmaco". Non a caso "nelle regioni dove la Ru486 è più utilizzata l' attesa è inferiore ai 14 giorni".  Altro ostacolo all' utilizzo della Ru486 è l' informazione e "per questo - annuncia Bocci - chiederemo che nel colloquio iniziale pre-intervento, sia in consultorio sia in ospedale, le donne siano informate della possibilità di utilizzare la Ru486, cosa che ad oggi non sempre accade, e che sia lanciata una campagna informativa su un metodo meno invasivo che, evitando una anestesia generale, garantisce maggiore tutela della salute fisica e psichica della donna".

"Dare piena applicazione alla legge 194 non significa solo garantire il diritto all' interruzione volontaria di gravidanza, ma anche e soprattutto promuovere la prevenzione", ammonisce il Pd lombardo. "Per fare questo - conclude Bocci - sarebbe utile, sull' esempio di quanto già fa l' Emilia Romagna, offrire nei consultori contraccettivi gratis ai ragazzi under 26. Come peraltro proponeva un nostro ordine del giorno, approvato dal Consiglio, ma che non ha ancora trovato piena attuazione. Utile inoltre l' erogazione gratuita dei contraccettivi - ormonali, impianti sottocutanei, dispositivi intrauterini, contraccezione d' emergenza e preservativi femminili e maschili - nei servizi consultoriali alle donne e agli uomini di età inferiore ai 26 anni, e alle donne di età compresa tra i 26 e i 45 anni in disoccupazione o cassa integrazione e nei 24 mesi successivi a una interruzione volontaria di gravidanza per evitarne altre".

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