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Svolta nella procreazione assistita per le over 40: studio dimostra che il ciclo naturale modificato funziona quanto l'artificiale

Ginecologia Redazione DottNet | 03/07/2025 15:09

Riduce il rischio di aborto. Presentato a Parigi studio multicentrico IVI sul ciclo naturale modificato anche nelle over 40, per un percorso PMA meno invasivo e medicalizzato

Una svolta nei trattamenti per la fertilità delle donne over 40 arriva dai dati presentati al Congresso della Società europea di Riproduzione umana ed embriologia (ESHRE) in corso a Parigi fino al 2 luglio. Lo studio multicentrico condotto da IVI, uno dei più grandi gruppi al mondo specializzato nella riproduzione medicalmente assistita, coordinato dal dott. Pietro Molinaro (IVI Roma e Università di Valencia) e condotto in collaborazione con un team internazionale di esperti dei centri in Italia e Spagna, mostra che il ciclo naturale modificato (mNC-ET) è una valida alternativa al ciclo artificiale per la preparazione endometriale nella procreazione medicalmente assistita (PMA). "Volevamo dimostrare che anche nelle donne over 40 il ciclo naturale modificato, tecnica che combina elementi del ciclo naturale con un supporto farmacologico minimo, può offrire risultati pari a quelli del ciclo artificiale in termini di tasso di nascita viva e riduzione del tasso di aborto, ma con un approccio meno invasivo – spiega il dott. Mauro Cozzolino, Specialista in Medicina Della Riproduzione, direttore del Centro IVI di Bologna e coautore dello studio - Abbiamo incluso 16.579 donne in età compresa tra 40 e 49 anni, per un totale di 26.039 trasferimenti singole blastocisti. È sicuramente uno degli studi più grandi mai realizzati su questo tema".

Tutto nasce da un’osservazione clinica importante: nelle donne che non ovulano spontaneamente, manca il corpo luteo, una struttura dell’ovaio che normalmente produce sostanze fondamentali per sostenere l’inizio della gravidanza.

"Abbiamo notato che le donne che ovulano naturalmente, anche durante un trattamento di fecondazione assistita, vanno incontro a meno complicazioni ostetriche, come ipertensione e preeclampsia – spiega lo specialista - Da qui, l’idea di sperimentare in modo più sistematico un approccio più fisiologico, chiamato ciclo naturale modificato, anche nelle donne in età più avanzata. Nel ciclo naturale modificato, si rispetta il ritmo naturale del corpo. Si monitora l’ovulazione spontanea e si interviene solo con una piccola iniezione di hCG, un ormone che aiuta a "orchestrare" l’ovulazione in un momento preciso, così da poter pianificare al meglio il trasferimento dell’embrione. In altre parole, si dà un segnale chiaro all’ovaio su quando rilasciare l’ovulo, proprio come farebbe l’organismo da solo. Per rendere l’ambiente dell’utero più favorevole all’impianto dell’embrione, viene poi somministrato progesterone, ma con un carico farmacologico molto più basso rispetto ad altri protocolli. Tutto il processo è accompagnato da semplici controlli ecografici e ormonali. Questo metodo si distingue sia dal ciclo naturale puro (in cui non si interviene affatto sull’ovulazione), sia dal ciclo artificiale, in cui tutti gli ormoni necessari alla gravidanza vengono introdotti dall’esterno.

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"Nel ciclo artificiale, la paziente assume estrogeni e progesterone per settimane, fino al terzo mese di gravidanza – aggiunge il dott. Cozzolino – Nel ciclo naturale modificato, invece, seguiamo quello che il corpo fa da solo, intervenendo il minimo indispensabile. Il trattamento è più leggero e più rispettoso dell’organismo". I dati parlano chiaro: il tasso di successo del ciclo naturale modificato è pienamente paragonabile a quello del ciclo artificiale. La probabilità di nascita è del 40,2% con il naturale modificato, contro il 41% del protocollo farmacologico classico. Ma la vera notizia è un’altra: il tasso di aborto spontaneo si riduce in modo significativo con l’approccio più fisiologico — 11,8% contro 17,4%.

Una differenza che può sembrare sottile, ma che in realtà ha un impatto enorme, soprattutto per le donne in età più avanzata. "Questa riduzione potrebbe essere dovuta a una migliore qualità dell’endometrio e a una sincronizzazione più naturale con l’embrione – continua Cozzolino - E non si tratta di un dettaglio: ogni aborto evitato significa meno dolore, meno frustrazione, meno attesa. Ha un peso clinico, ma anche psicologico ed emotivo enorme." C’è poi un altro aspetto da non trascurare: molte donne vivono il ciclo naturale modificato in modo più sereno, con meno farmaci, meno interventi e un maggiore senso di familiarità. E in un percorso come la PMA, sentirsi più in sintonia con il proprio corpo fa davvero la differenza.

Lo studio ha escluso fattori confondenti come patologie uterine gravi o irregolarità ormonali e ha utilizzato un’analisi statistica avanzata per correggere variabili come età, qualità embrionale e caratteristiche del partner. "Anche dopo tutte le correzioni statistiche, non emerge alcun vantaggio significativo del ciclo artificiale - conferma lo specialista - Questo rafforza l’idea che si possano personalizzare i trattamenti anche per le donne over 40, a condizione che abbiano un ciclo regolare.

Inoltre, nei centri PMA ci si concentra spesso solo sull’impianto. Ma se possiamo ridurre complicanze come preeclampsia e ipertensione, riduciamo anche accessi ospedalieri e costi sanitari. È una visione più ampia e più responsabile". Il team IVI prevede ora una serie di studi su larga scala per valutare gli effetti del ciclo naturale modificato sugli esiti ostetrici e neonatali. "Il nostro obiettivo è rendere la medicina della fertilità sempre più personalizzata, sostenibile e rispettosa della fisiologia femminile - conclude Cozzolino - E ciò che rende tutto questo ancora più rilevante è che ora possiamo offrirlo anche alle donne over 40, un tempo escluse da percorsi meno invasivi".

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