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Grave aritmia ventricolare trattata con radioterapia Star

Cardiologia Redazione DottNet | 27/09/2019 09:05

Miulli, 'per la prima volta in Italia, eliminate le extrasistole'

 Farmaci, defibrillatori impiantabili e ablazione transcatetere sono i trattamenti più comuni per le aritmie ventricolari pericolose per la vita, che però non possono essere impiegati per alcuni pazienti con interventi cardiochirurgici precedenti, valvole cardiache meccaniche o trombi nel ventricolo sinistro. All'ospedale Francesco Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) è stato trattato per la prima volta in Italia con radioterapia stereotassica (Star) un paziente con aritmie ventricolari a rischio imminente di vita. Il trattamento è stato realizzato con un acceleratore lineare di ultima generazione TrueBeam, da un'equipe interdisciplinare di Radioterapia Oncologica e Cardiologia del Miulli.  

Il paziente trattato, afferma il Miulli in una nota, "non solo non ha più avuto interventi con choc del defibrillatore ma ha anche avuto un giovamento in termini di regolarità del ritmo.

  Egli, infatti, non presenta più le numerosissime extrasistoli ventricolari che peggioravano l'efficienza del suo cuore".  La radioterapia stereotassica (Star, STereotactic Arrythimas Radioablation) è mirata su aree di tessuto cardiaco danneggiato, ma non completamente morto e somministra una dose elevata (25Gy in singola seduta), precisa e mirata di radiazioni mentre il cuore, che batte di continuo, si muove, anche per il meccanismo respiratorio. Particolari materassi che assumono la forma del paziente immobilizzandolo e speciali tecniche di Igrt (radioterapia guidata dalle immagini) minimizzano il problema dei movimenti. Una pubblicazione delle prime esperienze del trattamento Star, sulla rivista New England Journal of Medicine, afferma che i primi 5 pazienti al mondo così trattati hanno ricevuto grandi benefici.

  Il paziente trattato con Star al Miulli ha eseguito una diagnostica pre-trattamento con valutazione aritmologica, Tac, Spect e Pet cardiaca. Il bersaglio da colpire con le radiazioni è stato delineato con precisione grazie alla collaborazione di cardiologi, radioterapisti e radiologi, mentre il piano di trattamento è stato definito e approvato dal fisico sanitario e dal radioterapista. L'acceleratore TrueBeam, in dotazione dallo scorso giugno al Miulli, ha consentito un tempo di trattamento di soli 6 minuti, realizzato con tecnica non invasiva, guidata da una Tac integrata nell'acceleratore di ultima generazione che permette di identificare correttamente il bersaglio, risparmiando i tessuti sani circostanti.

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