Il trattamento aggressivo riduce il rischio lesioni
Un trattamento 'aggressivo' dell'ipertensione, che tenga la massima sotto i 130, fa bene al cervello degli anziani, con la comparsa di meno lesioni cerebrali. Lo afferma uno studio statunitense pubblicato dalla rivista Circulation. I ricercatori della UConn School of Medicine hanno seguito 199 over 75 per tre anni, sottoponendoli ad una terapia aggressiva con farmaci antipertensivi in modo da mantenere la pressione massima sotto i 130 mm di mercurio, mentre un gruppo di controllo l'aveva a 145. Nel periodo di osservazione ai soggetti sono state misurate la mobilità e la funzionalità cognitiva, ed è stata analizzata la materia bianca del cervello alla ricerca di lesioni, che sono associate a una serie di effetti negativi, dal declino cognitivo al rischio ictus.
fonte: Circulation
E' una condizione non così rara: circa il 10-15% di tutti gli ictus si verifica negli adulti di età compresa tra 18 e 50 anni, con una sensibile prevalenza nel sesso femminile
I risultati sono stati presentati al convegno annuale appena concluso della Heart Valve Society 2025 tenutosi al Cairo (Egitto)
Indagine su oltre 20mila atleti, analizzati 121 decessi
Uno studio pubblicato sull’European Heart Journal Supplements e firmato dal dott. Saverio Iacopino evidenzia l’efficacia e la sicurezza di questa tecnologia anche nei soggetti più giovani
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
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Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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