I dati al Congresso di cardiologia interventistica, le differenze fra regioni
Se con l'angioplastica coronarica l'Italia è ai primi posti in Europa per il trattamento dell' infarto, è lontana dagli standard europei per altri interventi transcatetere, quelli che curano i problemi valvolari del cuore attraverso un catetere introdotto per via venosa o percutanea. La denuncia arriva dal Congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise) che riunisce a Milano fino a venerdì 2000 operatori del sistema, tra medici e tecnici.
Sono oltre un milione gli italiani con problemi valvolari. Tra chi ha più di 75 anni, 200.000 sono le persone colpite da stenosi aortica e circa 600.000 alle prese con insufficienza della valvola mitrale. "Ma solo 1 su 7 di questi pazienti - afferma il presidente del Gise, Giuseppe Tarantini - ha accesso alle terapie transcatetere più innovative, eseguite senza aprire il torace e fermare il cuore, ormai standard di cura in Europa e nel mondo".
E "anche per il trattamento dell'insufficienza mitralica, i numeri italiani si attestano su 997 interventi, pari a 16.5 per milione di abitanti, valori lontani dalle stime di fabbisogno". Al contrario, l'accessibilità su tutto il territorio nazionale all'angioplastica coronarica primaria in corso di infarto, ha cambiato la storia della malattia. "Il 95% dei Laboratori di Emodinamica italiani - riferisce Tarantini - garantisce H24 un network che ha realizzato lo scorso anno 37.135 angioplastiche primarie, portando l'Italia ai primi posti in Europa nel trattamento dell'infarto. Grazie all'angioplastica riusciamo a salvare molte più vite: la mortalità a 30 giorni è passata dal 10.4% del 2010 al 8.3% del 2017 (fonte Agenas)".
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