Volendo fare il punto della situazione al giorno d’oggi nel mondo si contano 300 milioni di persone che soffrono di asma bronchiale (circa il 7% della popolazione mondiale), la cui frequenza, costantemente in aumento nell’ultimo ventennio del secolo scorso, sembra essersi stabilizzata in questi ultimi anni. Sono invece in aumento le persone che soffrono di rinite allergica, arrivate a 400 milioni (ovvero il 25% della popolazione mondiale ). L’Italia si colloca al di sotto delle medie mondiali sia per l’asma (con il 4-5% della popolazione) sia per la rinite (con il 18% della popolazione).
Nel 2015 un bambino su due sarà allergico, lo ha dichiarato la prof.ssa Gianna Moscato, Direttore del Servizio di Allergologia e Immunologia Clinica della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, unico centro di riferimento regionale della città di Pavia. Questo dato è assolutamente preoccupante e dipende, in gran parte, dalle attuali condizioni ambientali nelle quali viviamo. Dopo un inverno lungo e particolarmente freddo è arrivata, come ogni anno, la stagione pollinica, che mette in crisi la popolazione degli allergici e si delinea con caratteristiche ben precise. “Ha aperto la stagione il cipresso, della famiglia delle Cupressacee – ha spiegatola prof.ssa Moscato -, pianta molto diffusa in alcune regioni come la Toscana ed, in generale, sempre più usata anche in altre aree geografiche con funzione ornamentale. Come per altre piante allergeniche, l’allergia ai pollini del cipresso si manifesta con una rinite allergica spesso confusa con la rinite virale tipica della stagione invernale in cui inizia l’impollinazione e la fioritura di questa pianta, che avviene tra gennaio e febbraio, in netto anticipo rispetto a quella delle altre piante allergeniche.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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