È guerra dei numeri negli Stati Uniti per il fattore di protezione nelle creme solari. Una gara a chi lo spara più alto. Gli ultimi prodotti erano 70+ presto scavalcati da due nuove lozioni che garantiscono addirittura 85+. Adesso è arrivata sugli scaffali di farmacie, profumerie e supermercati una crema, la prima al mondo, che vanta un fattore di protezione solare addirittura a tre cifre, e cioè 100+. Al fenomeno il New York Times ha dedicato ieri un lunghissimo articolo, in cui medici ed esperti sono più o meno concordi nel definire questa escalation di filtri solari "soltanto un gioco di numeri che confonde i consumatori".
È della stessa opinione la professoressa Carla Scesa, che insegna chimica dei prodotti cosmetici alla Cattolica di Roma. «Il fattore 100 e più è solo una trovata pubblicitaria per impressionare gli acquirenti - sostiene - Un escamotage commerciale e di marketing che non corrisponde alla verità scientifica». E fa un esempio: «un fattore di protezione catalogato dall´Unione Europea come alto, che varia cioè dai 30 ai 50, offre la garanzia - se la crema è applicata in modo corretto - di difendere dalle scottature nel 98 per cento dei casi. Utilizzando una crema con un SPF di 100+ non andiamo certo a raddoppiare la protezione rispetto a un prodotto che ha un fattore di protezione 50. Al massimo potremo passare da una garanzia del 98 per cento a una del 99».
Dettando nuove regole dall´estate 2008 l´Unione Europea ha stabilito anzitutto che la protezione totale non esiste, e dunque le etichette che promettono sun block assoluto, schermo totale & simili sono ingannevoli e fuori legge. Inoltre ha suddiviso i solari in quattro grandi categorie: a protezione bassa (6 e 10), a protezione media (15, 20 e 25), a protezione alta (30, 40 e 50), e infine a protezione molto alta (50+).
«Il resto è lasciato al buon senso - osserva Carla Scesa - È ovvio che le fasce di protezione vanno scelte in base al fototipo di pelle, all´età e naturalmente anche al luogo di vacanza.
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