Grazie all’uso dell’IA il medico è in grado di risparmiare fino a 2/3 del proprio tempo dando così più spazio alla relazione umana. Il 45% del campione già in grado di dedicare più tempo ai colloqui con i pazienti e alle cure
Non molto tempo fa nessuno si sarebbe sognato che una macchina potesse essere un partner nella guida di una procedura medica. Oggi, invece, l’intelligenza artificiale è parte integrante del processo: a studiare i benefici del suo utilizzo in ambito sanitario ci ha pensato la MIT - Technology Review Insights[1], in collaborazione con GE Healthcare, divisione medicale di General Electric. La ricerca ha coinvolto più di 900 professionisti sanitari tra cui medici, commerciali e amministrativi legati al processo di acquisto o implementazione dell'intelligenza artificiale, l'analisi dei big data o le attrezzature e la tecnologia medica. Gli intervistati provengono dagli Stati Uniti (70%) e dal Regno Unito (30%).
Lo studio dimostra come l'intelligenza artificiale debba lavorare per e con gli operatori sanitari per creare un ecosistema solido e integrato. Infatti, affinché risulti efficace, deve essere qualcosa di più di una tecnologia: più l'applicazione dell'IA è umanizzata, più sarà adottata e migliorerà i risultati e il ritorno dell'investimento.
Benefici importanti anche quelli legati agli aspetti organizzativi del lavoro clinico: il 78% del campione riferisce che l’implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale ha già creato miglioramenti del flusso di lavoro rappresentando l'estensione - non l'estinzione - delle capacità professionali nel settore sanitario. Una percentuale analoga (il 79%) indica che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia stato utile nell’evitare il burnout degli operatori sanitari.
Secondo la ricerca realizzata da MIT e GE Healthcare le aree di utilizzo più interessate dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario risultano essere: l’ottimizzazione della gestione dei flussi di pazienti con il 65% del campione interessato ad implementarla e il 39% che ha già adottato tecnologie di IA in questo campo, l’imaging e diagnostica medicale (64% e 41%), l’automazione delle cartelle cliniche elettroniche tramite strumenti di elaborazione del linguaggio naturale (63% e 43%), le analisi predittive (63% e 40%) e l’elaborazione dei dati del paziente e l’analisi dei rischi (62% e 41%).
A tal proposito la maggior parte degli intervistati (79%) con progetti di IA in corso afferma che nel 2020 aumenterà il budget destinato ad applicazioni di questo genere. L’intelligenza artificiale può infatti generare informazioni utili per migliorare l’efficienza degli operatori, incrementare l’accuratezza della diagnosi, personalizzare la cura, migliorare l’esperienza del paziente e consentire una gestione predittiva e da remoto per sistemi e strumenti sanitari complessi. Il mercato dell’IA, nell’ambito salute, raggiungerà i 6,6 miliardi di dollari nel 2021 e il 39% dei dirigenti dei fornitori di servizi sanitari afferma già oggi forti investimenti nel settore.
"Oggi l'intelligenza artificiale viene impiegata su una scala tale da permetterci di passare dalle speculazioni sul suo potenziale per l'assistenza sanitaria al suo monitoraggio", ha dichiarato Antonio Spera, Presidente e AD di GE Healthcare Italia. "Stiamo già cominciando a vederne gli effetti progressivi: l’intelligenza artificiale non è soltanto in grado di incrementare l’efficienza dei processi ma anche di trasformare l’esperienza dei professionisti del settore sanitario e dei loro pazienti. Dall’aumento del tempo che il personale clinico può trascorrere coi pazienti all’avanzamento delle terapie personalizzate, le tendenze emergenti sono molto incoraggianti e crediamo che siano soltanto la punta dell’iceberg dell’impatto che la tecnologia intelligente avrà sulle nostre vite".
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