Dall'ampio utilizzo ai trial randomizzati, percorso in tre fasi
Dal caso idrossiclorochina e tocilizumab, il cui utilizzo per i pazienti Covid è stato inizialmente molto incentivato, salvo poi venir limitato per la mancanza di consistenti benefici, arriva una lezione che potrebbe essere utile "per affrontare in modo strutturato le prossime emergenze". A spiegarlo è stato il direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Nicola Magrini, durante la presentazione del rapporto Rapporto OsMed sull'uso dei farmaci durante l'epidemia Covid-19, tenutasi tramite web conference.
Queste tre fasi rispecchiano il percorso compiuto in generale sull'utilizzo dei farmaci contro il Sars-Cov-2 in questi mesi. In una prima fase, a marzo, un iniziale esteso utilizzo di medicinali fuori indicazione terapeutica, ha portato anche "al rischio di sovratrattamento" come dimostra "l'entusiasmo per il tocilizumab, diventato inizialmente farmaco di riferimento" ma "che ha mostrato piccolo beneficio su pazienti molto specifici". L'andamento temporale degli acquisti riflette, una seconda fase che ha visto "la progressiva centralizzazione delle approvazioni degli studi clinici presso l'AIFA, con maggiori garanzie di rigore metodologico". Seguito da una terza fase, a maggio, "in cui si sono avviati studi randomizzati multibraccio in ospedale e a domicilio, diventati anche un riferimento europeo e ben accolti dall'Agenzia Europea del Farmaco (Ema)". Su questo percorso, conclude Magrini, a pesare sono state anche "le elevate e eccessive aspettative generate dai media".
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