Iss,+40% dal 2000. In lockdown crollo casi, preoccupa lo stop alle visite
Un aumento del 40% delle infezioni sessualmente trasmesse in 27 anni, ma soprattutto dal 2000 in poi. E un'impennata dei casi per la clamidia, infezione diffusa soprattutto tra gli under 24, con una percentuale del 30% più nel 2018 rispetto all'anno precedente. Questi i dati che emergono dalla sorveglianza dell'Istituto Superiore di Sanità mentre dagli esperti arriva l'allarme: l'emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha ridotto il numero di persone che hanno avuto una diagnosi: un probabile effetto della paura di contagio da coronavirus, che può avere effetti negativi sulla salute. Le malattie infettive trasmesse sessualmente possono restare a lungo asintomatiche ma possono anche cronicizzarsi e sviluppare gravi complicanze a lungo termine, tra cui sterilità, parto pretermine, aborto, danni al feto e tumori, tra cui quello alla cervice dell'utero, oltre a predisporre al contagio da Hiv.
I dati elaborati dal Centro Operativo AIDS (Coa) dell'Iss, che ha esaminato la tendenza dal 1991, dato di inizio della sorveglianza, fino al 2018, mostrano, in particolare, 9.
A preoccupare gli esperti è la marcata diminuzione di diagnosi andata di pari passo con il lockdown, che contrasta con il trend di aumento dei casi registrato negli ultimi due anni. A dimostrarlo è uno studio osservazionale, pubblicato su Sexually Trasmitted Infections e condotto da ricercatori dell'Irccs Istituto San Gallicano. Nel Centro di Malattie a Trasmissione Sessuale del San Gallicano, nessun caso di sifilide è stato più osservato dopo il 9 marzo. È "probabile che la paura di infezione da Sars-Cov-2 abbia ridotto i rapporti sessuali conducendo a un vero e proprio declino delle infezioni ad essi correlati", spiegano i ricercatori, ma "non si può escludere che i pazienti abbiano rinviato le visite a causa dei timori legati all'accesso in ospedale durante la pandemia".
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