Studio Usa: possono essere utilizzati per trapianto su ricevente sano con uso antivirali
I reni di donatori deceduti con infezione da virus dell'epatite C possono essere trapiantati in sicurezza in riceventi non infetti se viene avviato già due giorni dopo il trapianto un regime di terapie antivirali ad azione diretta. Lo rileva uno studio del Massachusetts General Hospital pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology. Quasi 95mila persone, guardando solo agli Stati Uniti, sono in attesa di trapianto di rene e la maggior parte soffre di un progressivo deterioramento della salute. Negli Usa e'stato fissato l'obiettivo di raddoppiare il numero di reni disponibili per il trapianto entro il 2030 nell'ambito della Advancing American Kidney Health Initiative. Un percorso verso questo obiettivo è la riduzione dello scarto di reni umani vitali che ora si verifica, in particolare da individui deceduti con infezione da virus dell'epatite C.
Il numero di questi organi è aumentato vertiginosamente negli ultimi cinque anni a causa del crescente numero di morti per problematiche legate all'abuso di oppiodi.
fonte: Journal of the American Society of Nephrology
Lo studio ha mostrato che la combinazione riduce in modo significativo il rapporto albumina/creatinina nelle urine (Uacr), rispetto alla somministrazione di uno solo di questi farmaci
La sopravvivenza dei pazienti raggiunge il 97,3% a un anno dal trapianto e il 91,5% a 5 anni, mentre quella a 10 anni è pari all'80,7%
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