Fondo “Sempre con voi”, FNOMCEO: “Segno tangibile di gratitudine da istituzioni, privati e cittadini”

“Una bella iniziativa, che dá un segno tangibile della gratitudine che le istituzioni, i privati e i singoli cittadini dimostrano verso i 176 medici e tutti gli altri professionisti sanitari che hanno perso la vita durante l’epidemia di Covid-19 – commenta il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCEO), Filippo Anelli -. Ringraziamo la Protezione Civile e la famiglia Della Valle per averla messa in campo e per la generosità dimostrata”.

E, in questi giorni, si moltiplicano gli eventi in memoria dei sanitari caduti. Tra gli ultimi, la Santa Santa Messa celebrata giovedì 3 settembre alle Cave di Fantiano (Grottaglie), durante la quale duecento piccole luci sono state portate all’altare mentre il celebrante, don Massimo Angelelli, direttore dell’ufficio  nazionale per la Pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, leggeva i loro nomi.

E poi, ieri, il Premio Argos Hippium, giunto alla XXVII edizione, e consegnato, tra gli altri, a Filippo Anelli, in rappresentanza dei medici italiani, in una cerimonia che si è svolta presso il Parco archeologico di Siponto, sempre in Puglia.

“I nostri 176 medici che hanno perso la vita ci lasciano una grandissima lezione e un monito altrettanto grande– afferma Anelli -. La lezione è quella stessa dell’essere medici, del portare a compimento, ad ogni costo, i valori del nostro Giuramento: la cura senza discriminazioni, la prossimità al paziente, il sollievo dei malati, l’etica, volta al bene del paziente, come unica Stella Polare. La nostra è una professione orientata al bene: ed è stato per voler perseguire questo fine, per non abiurare a quei valori che tanti medici si sono contagiati, tanti hanno perso la vita”.

“Il monito è proprio a non dimenticare quella lezione – continua -. Perché, a fronte di medici che non volevano venir meno al loro Giuramento, c’è stato tutto un contesto che non li ha protetti, non li ha messi nelle condizioni di operare in sicurezza. Almeno all’inizio, molti sono stati mandati a combattere a mani nude contro il virus, per la carenza dei più basilari dispositivi individuali di protezione. Non dobbiamo metterci mai più in quelle condizioni: perché è miope una società che non protegge chi è deputato a proteggere e curare”.

“E allora, il modo migliore di onorare la memoria di questi colleghi, e, più in generale, di tutte le vittime dell’epidemia di Covid-19, è quello di non farci trovare, mai più, impreparati – conclude -. È quello di ottimizzare l’organizzazione degli ospedali, con percorsi “sporchi” e “puliti”, per poter curare anche le altre patologie; di rafforzare le terapie intensive, con letti e personale; di rendere il territorio il vero terreno di prevenzione e di prima cura, con la creazione dei micro team multiprofessionali, che lavorino in strutture e con strumentazioni adeguate. Dobbiamo essere pronti, avere un piano strategico che renda impossibile al virus sorprenderci un’altra volta”.