Lo rivela uno studio pubblicato su Lancet e realizzato dal King's College di Londra e dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma
La chirurgia metabolica è più efficace dei farmaci e degli interventi sullo stile di vita per controllare, a lungo termine, le forme gravi di diabete di tipo 2. A dirlo è uno studio pubblicato su Lancet e realizzato dal King's College di Londra e dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, che riporta i risultati di un lavoro durato 10 anni. Sono stati analizzati 60 pazienti con diabete di tipo 2 in stadio avanzato che sono stati sottoposti a interventi sullo stile di vita o alla chirurgia metabolica, cioè a quelle operazioni di bypass gastrico o di diversione biliopancreatica.
Rispetto al trattamento medico convenzionale la chirurgia ha anche portato a un migliore controllo metabolico generale, un minor rischio cardiovascolare, una migliore funzionalità renale e una migliore qualità della vita. In particolare, i pazienti trattati chirurgicamente hanno avuto una significativa minore incidenza di complicanze legate al diabete, inclusi eventi avversi cardiaci, renali e neurologici. La chirurgia metabolica ha anche ridotto l'uso di farmaci, compresi quelli per il diabete, l'ipertensione e la dislipidemia. "Questi dati confermano l'idea che la chirurgia può essere un approccio economico al trattamento del diabete di tipo 2 - commenta Geltrude Mingrone, prima autrice dello studio, docente di Medicina presso l'Università Cattolica di Roma e docente di Diabete e Nutrizione al King's College di Londra - Le prove sono ormai più che convincenti che la chirurgia metabolica dovrebbe essere considerata come la principale opzione terapeutica per il trattamento di pazienti con grave diabete di tipo 2 e obesità".
Candido: "I dati degli Annali Amd rilevano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico"
Villa: "Tirzepatide non solo migliora la glicemia, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto"
Tre anni di trattamento con tirzepatide hanno determinato una riduzione di peso sostanziale e duratura e un rischio notevolmente inferiore di progressione verso il diabete di tipo 2
I risultati, pubblicati su The BMJ, aprono nuove prospettive per la gestione e il controllo della malattia
Si tratta di un nuovo farmaco per conservare la funzione beta internazionale: è la ricerca Fabulinus, e quello del pediatrico fiorentino è l'unico centro italiano attivo coinvolto
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