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Via libera dalla Fimmg all'accordo sulle vaccinazioni: compensi su base regionale

Sanità pubblica Redazione DottNet | 19/02/2021 21:34

Intanto arrivano ulteriori restrizioni con tutta l'Italia arancione durante la settimana con rinforzi nei fine settimana. Spallanzani: il vaccino Sputnik è sicuro

Via libera dalla Fimmg al Protocollo nazionale sulle vaccinazioni a cura dei medici di famiglia. La firma dovrebbe avvenire a breve, come ha fatto intendere il segretario della Fimmg Silvestro Scotti ad AdnKronos. "Abbiamo appena risposto alla parte pubblica sulla nuova bozza, un testo che ci era stato inviato ieri sera (la notte tra il giovedì 18 e ieri mattina). Le nostre obiezioni sono state accolte e recepite, spero che anche gli altri sindacati siano soddisfatti. La firma per me è vicina e non vedo particolari ostacoli a chiudere subito". Scotti precisa, tra l'altro, che la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna vaccinale è "doverosa".

Il sindacato dei Medici di medicina generale ha ottenuto che la tariffa da erogare ai camici bianchi sia compito degli accordi regionali, visto che esigenze organizzative possono variare da Regione a Regione. Fimmg avrebbe anche chiesto una maggiore velocizzazione delle pratiche burocratiche, utilizzando piattaforme telematiche in grado di individuare in breve tempo i cittadini da vaccinare. Come abbiamo riportato nei giorni scorsi, il testo esaminato dalle parti parlava di un contributo di 6,16 euro per ogni vaccinato (con le due dosi) fino a 9,24 euro. Ma Scotti su qusto punto è stato chiaro affermando senza mezzi termini che  «le tariffe dipendono dal modello organizzativo proposto a livello locale e là vanno decise». Lo Snami però è su un'altra linea: Domenico Salvago, vice presidente,  chiede l'apertura di "un tavolo permanente, rispettoso della dignità dei Medici, contro incombenze burocratiche e remunerazione scarsa". Lo Smi parla di un investimento di 1,2 miliardi da ripartire tra le Regioni con un compenso per ogni vaccinazione di 15 euro.

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La parola d'ordine è, dunque, accelerare le vaccinazioni per battere le varianti. La convenzione con i medici di medicina generale va in questa direzione. Ma nel frattempo occorre alzare nuove barriere perché la strada resta ancora tutta in salita: a fronte di dati ancora in crescita, come riporta il documento dell'Iss pubblicato a seguire, Governo e Regioni si stanno muovendo per inasprire i controlli. Oggi pomeriggio si riuniranno in una Conferenza straordinaria i rappresentanti di palazzo Chigi e degli Enti locali per organizzare chiusure mirate con zone rosse e tutta l'Italia arancione per 2-3 durante la settimana con ulteriori blocchi nei weekend. Si studia anche il modo per rafforzare le misure anti assembramento con chiusure nel caso in cui si dovessero ammassare troppe persone, come piazze, luoghi di aggregamento, vie shopping. Il provvedimento dovrebbe scattare dal prossimo 25 febbraio, giorno in cui finirà lo stop tra regioni. Intanto Molise, Campania, Emilia Romagna passeranno in arancione già da domani, domenica 21 febbraio.

Speranze arrivano dai vaccini e dalla campagna che prosegue senza sosta, disponibilità permettendo. Allo Spallanzani hanno sdoganato il vaccino russo Sputnik, ritenuto  sicuro ed efficace nella stessa misura dei vaccini attualmente a nostra disposizione e cioè quello di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna. “I dati disponibili – scrivono i ricercatori - depongono per un ottimo profilo di sicurezza a breve termine. I datti di immunogenicità sono comparabili a quelli dai vaccini genetici già autorizzati per l'uso clinico e i dati di efficacia clinica sia in termini di protezione dalla malattia sintomatica (>90%) e dalla malattia grave (100%) sono paragonabili ai due vaccini più efficaci attualmente disponibili e si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce di età”. Da qui la conclusione: “In base a tali considerazioni si ritiene che il vaccino Sputnik V possa avere un ruolo importante nei programmi vaccinali contro SARS-CoV-2”. 

E a proposito di Pfizer e Moderna, le due aziende hanno chiesto alla Fda di allentare i requisiti per il loro vaccino anti covid per la conservazione a temperature ultra-basse, consentendo potenzialmente di conservarlo nei congelatori delle farmacie. Un'approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) potrebbe essere un segnale forte anche per altre autorità regolatorie in tutto e potrebbe potenzialmente facilitare la distribuzione dell'iniezione nei paesi a basso reddito. Le aziende hanno presentato nuovi dati sulla temperatura alla Fda per chiedere un aggiornamento dell'attuale indicazione che consentirebbe di conservare le fiale di vaccino a una temperatura compresa tra -25 e -15 gradi Celsius per un totale di due settimane.
 
L'attuale indicazione richiede che il vaccino venga conservato in un congelatore ultra freddo a temperature comprese tra -80° e -60°, il che significa che deve essere spedito in contenitori appositamente progettati. I nuovi dati saranno anche presentati alle altre agenzie di regolamentazione nelle prossime settimane, hanno detto le due società anche se una portavoce di BioNTech ha rifiutato di fornire maggiori dettagli sui tempi e su quali agenzie sarebbero state contattate. Se approvati, i requisiti di stoccaggio meno onerosi fornirebbero un significativo sollievo logistico per il lancio del vaccino in tutto il mondo, in particolare nei paesi a basso reddito che non dispongono delle infrastrutture necessarie per mantenere il siero in condizioni ultra fredde.
 

I dati della settimana

L’incidenza a livello nazionale nella settimana di monitoraggio è in lieve aumento, rispetto alla settimana precedente (135,46 per 100.000 abitanti (08/02/2021-14/02/2021) vs 133,13 per 100.000 abitanti (01/02/2021-07/02/2021), dati flusso ISS).

  • L’incidenza nazionale nella settimana di monitoraggio è ancora lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. L’incidenza settimanale supera la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti in tre regioni/PA: Provincia Autonoma di Bolzano (738,20 per 100.000 abitanti), Provincia Autonoma di Trento (254,66 per 100.000 abitanti) e Umbria (277,07 per 100.000 abitanti).
  • Nel periodo 27 gennaio – 09 febbraio 2021, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,99 (range 0,95– 1,07), in crescita rispetto alla settimana precedente e con un limite superiore che comprende l’uno. Per dettagli sulle modalità di calcolo ed interpretazione dell’Rt riportato si rimanda all’approfondimento disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5477037).
  • Questa settimana si osserva un peggioramento nel livello generale del rischio. Una Regione (Umbria) ha un livello di rischio alto secondo il DM del 30 Aprile 2020. Sono 12 (vs 10 la settimana precedente) le Regioni/PPAA con una classificazione di rischio moderato (di cui sei ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e otto con rischio basso. Dieci Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui nove anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, in aumento rispetto alla settimana precedente. Le altre Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario di tipo uno.
  • Si osserva una stabilità nel numero di Regioni/PPAA che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (5 Regioni/PPAA). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto ma sotto la soglia critica (24%). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve diminuzione da 2.143 (09/02/2021) a 2.074 (16/02/2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in lieve diminuzione, passando da 19.512 (09/02/2021) a 18.463 (16/02/2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza impongono comunque misure restrittive.
  • In diminuzione il numero di Regioni/PPAA dove sono state riportate allerte di resilienza (7 vs 11 la settimana precedente). Anche questa settimana nessuna Regione ha riportato molteplici allerte di resilienza.
  • Il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione aumenta (29.196 vs 28.360 la settimana precedente) e scende la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (29.8% vs 31,4%). Aumenta, anche, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (33,7% vs 32,7% la settimana precedente). Infine, il 19,4% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 17.1% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico.

Conclusioni:

  • L’incidenza settimanale a livello nazionale è in lieve aumento. L’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,99 (range 0,95– 1,07), in crescita rispetto alla settimana precedente e con un limite superiore che comprende l’uno.
  • Una Regione (Umbria) ha un livello di rischio alto secondo il DM del 30 Aprile 2020. Sono 12 (vs 10 la settimana precedente) le Regioni/PPAA con una classificazione di rischio moderato (di cui sei ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e otto con rischio basso. Dieci Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui nove anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, in aumento rispetto alla settimana precedente.
  • Si confermano, per la terza settimana ,segnali di tendenza ad un graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica che richiede misure di mitigazione nazionali e puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione. Un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica.
  • Si ribadisce, anche alla luce della conferma della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità. Analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, si raccomanda il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale.
  • È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi.
  • Si invitano le Regioni/PPAA a realizzare una continua analisi del rischio a livello sub-regionale. É necessario mantenere e/o rafforzare le misure di mitigazione in base al livello di rischio identificato come indicato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” trasmesso con Circolare del Ministero della Salute del 12/10/2020 Prot. 32732.

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