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La deplezione proteico-energetica colpisce il 45% dei pazienti in emodialisi

Nefrologia Redazione DottNet | 11/05/2021 13:49

Allo studio un documento sulla nutrizione parenterale

Chi soffre di Eskd, la malattia renale cronica allo stadio terminale, e che è sottoposto a emodialisi, può soffrire di un grave stato di malnutrizione che comporta sia la perdita di riserve muscolari sia quelle di grasso. Questa condizione è nota con il nome di Pew (Protein Energy Wasting), la deplezione proteico-energetica, colpisce circa il 45% dei pazienti sottoposti ad emodialisi. Un gruppo scientifico, composto da alcuni tra i principali esperti europei del campo della nefrologia, sta lavorando a un documento (che sarà disponibile entro fine anno) che contiene le raccomandazioni principali e le indicazioni pratiche per gli operatori sanitari, con l'obiettivo di informare correttamente e creare consapevolezza sull'Idpn, la nutrizione parenterale intra-dialitica, una terapia supplementare da somministrare durante l'esecuzione dell'emodialisi.

  "I pazienti in emodialisi sono affetti da malnutrizione e iper-catabolismo a causa degli effetti dell'insufficienza renale, così come del trattamento emodialitico.
Questa condizione è un'arma a doppio taglio dal punto di vista clinico e richiede un approccio terapeutico integrato", spiega Juan-Jesus Carrero, professore di Epidemiologia renale al Karolinska Institutet di Stoccolma in Svezia e membro del panel scientifico.  "Nel nostro ruolo di professionisti, che ogni giorno lavorano in prima linea a fianco dei pazienti in emodialisi, sosteniamo pienamente l'appello nell'inserire la nutrizione parenterale come terapia supplementare nei pazienti con malattia renale cronica allo stadio finale" commenta Enrico Fiaccadori, professore di Nefrologia presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Parma e co-autore del position paper. "La consapevolezza e la diffusione della terapia Idpn sono ancora basse, nonostante sia inclusa nelle linee guida cliniche - aggiunge - Per questo motivo, chiediamo alla comunità dei nefrologi di utilizzare questa preziosa opzione terapeutica nei pazienti che necessitano di questa integrazione". 

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