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Variante Delta, allarme dei pediatri di famiglia: preoccupati per un’impennata di contagi

Pediatria Redazione DottNet | 05/07/2021 15:52

"I numeri delle adesioni ci dicono che ora bisogna raggiungere singolarmente coloro che non sono stati vaccinati e per farlo si deve scendere in campo con i medici delle cure primarie"

«I dati di alcune nazioni europee mostrano un incremento significativo dei casi da variante Delta, soprattutto in età pediatrica e adolescenziale. In queste condizioni, alla riapertura delle scuole, la variante Delta sarà libera di infettare migliaia di alunni, la stragrande maggioranza dei quali è suscettibile al virus. Antonio D’Avino e Giannamaria Vallefuoco, rispettivamente vice presidente nazionale e segretario regionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), lanciano un allarme che è anche un appello alla Regione affinché ascolti le preoccupazioni dei pediatri. 

«La Calabria, il Lazio, il Trentino Alto Adige, il Veneto e moltissime altre regioni - denunciano D’Avino e Vallefuoco - hanno già realizzato tavoli di lavoro che sono serviti a sottoscrivere i necessari accordi integrativi regionali attuativi che hanno previsto il coinvolgimento attivo dei pediatri di famiglia nella campagna vaccinale anti Covid 19.

In Campania, nonostante le nostre reiterate richieste e la disponibilità mostrata, si sente solo il silenzio della Regione. Non vorremmo che l’assenza di confronto tra la regione e la pediatria di famiglia assomigliasse molto alla quiete "prima della tempesta».

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La Federazione Italiana Medici Pediatri ha più volte sottolineato che, sebbene gli hub vaccinali abbiano ben funzionato nel periodo dell’emergenza pandemica, oggi occorre cambiare strategia, puntare sul territorio e raggiungere quella fascia di popolazione esitante, o non convinta, che solo grazie al rapporto fiduciario con il proprio pediatra di famiglia può essere recuperata.

«I numeri delle adesioni - concludono i pediatri - ci dicono che ora bisogna raggiungere singolarmente coloro che non sono stati vaccinati e per farlo si deve scendere in campo con i medici delle cure primarie, vale a dire con i pediatri di libera scelta e con medici di medicina generale. Sino ad oggi siamo stati responsabilmente al servizio delle Istituzioni, collaborando pienamente anche con compiti non propri della nostra categoria professionale, e vorremmo evitare che debacle di tipo organizzativo-programmatico possano ricadere sui nostri assistiti, mettendo a rischio il loro diritto alla salute. Auspichiamo che al più presto la Regione convochi la pediatria di famiglia per condividere percorsi assistenziali volti a garantire la massima tutela dei cittadini campani. Ci dispiacerebbe se questa previsione analitica della FIMP divenisse una profezia inascoltata di nuove esperienze dolorose, che semplicemente con una programmazione adeguata si sarebbero potute evitare».

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