La maggior parte dei candidati non ha accesso alle cure perché escluse dai livelli essenziali di assistenza (LEA)
Sono 12.000 ogni anno gli italiani colpiti da tumore della prostata sottoposti a rimozione radicale dell’organo e di questi almeno la metà va incontro a difficoltà di erezioni gravi e avrebbe indicazione all’impianto di protesi peniene per risolverle. Ma la maggior parte dei candidati non ha accesso alle cure perché essendo escluse dai livelli essenziali di assistenza (LEA) le Regioni non sono tenute a erogarle, così per motivi economici sono pochissimi gli impianti a disposizione, in pochi centri pubblici, distribuiti in modo disomogeneo sul territorio. Gli esperti della Società Italiana di Andrologia lanciano perciò un appello alle istituzioni, perché l’intervento di protesi peniena venga inserito quanto prima nei LEA per garantire a tutti i pazienti oncologici candidati all’impianto un accesso equo e omogeneo alle cure.
«Solo il 10% degli italiani che hanno bisogno di una protesi peniena riesce a farsi operare in una struttura pubblica, con liste di attesa che possono superare i 2 anni.
Si viene quindi a realizzare un quadro nazionale a “macchia di leopardo” che vede il 75% delle prestazioni erogate tra Nord e Centro, con grande variabilità nel numero di impianti, oscillando da 2 a oltre 60 da regione a regione. «Le protesi sono indicate per i pazienti che a seguito di un intervento di rimozione di un tumore prostatico hanno una disfunzione erettile grave che non risponde alle terapie mediche – conclude Palmieri – Una malattia cronica e severa che può peggiorare altre malattie di cui è sintomo come il diabete e l’ipertensione, con la comparsa della depressione legata alla distorsione dell’immagine di sè che diventa un vero handicap che può mettere a rischio la vita stessa oltre alla qualità di vita del paziente».
Lo rivela un lavoro che sarà pubblicato nell’ultimo numero della rivista internazionale Archivio Italiano di Urologia e Andrologia dal titolo Metastatic cancer to the penis: a multi-institutional comprehensive analysis of 31 patients
A proporre un nuovo cambio di paradigma per contrastare il declino della natalità sono gli specialisti della Società italiana di andrologia (Sia)
Al Bambino Gesù grazie a tecnica mai usata prima in pediatria
Mobilità regionale delle coppie infertili allarmante: 26,5% per la fecondazione omologa e 38,5% per la fecondazione eterologa
Contribuisce anche a dissipare i timori infondati che possono ostacolare il trattamento di uomini che ne hanno realmente bisogno
In occasione del 4 settembre, Giornata Mondiale dedicata al Benessere sessuale, gli esperti ” tornano a richiamare l’attenzione sui dati emersi in questi primi mesi di lavoro"
Studio italiano, forte impatto degli antiossidanti su spermatozoi
Con carenza cresce rischio di malattie cardiache e osteoporosi
Commenti