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Diabetologi, la nostra ricetta per potenziare l'assistenza territoriale

Diabetologia Redazione DottNet | 18/05/2022 15:41

E' necessario incardinare il nuovo modello di gestione del diabete all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)

Potenziamento di centri multiprofessionali, integrazione con la medicina generale e telemedicina per un’assistenza di prossimità: queste le direttrici individuate dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd) e dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) ed esposte nei giorni scorsi in audizione di fronte alla XII Commissione Igiene e Sanità del Senato, convocata su iniziativa della Presidente Annamaria Parente. È sulla base di questi obiettivi che, secondo le Società scientifiche rappresentative della diabetologia italiana, è necessario incardinare il nuovo modello di gestione del diabete all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Questo il primo passo del percorso intrapreso dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd) e dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) che, alla luce delle opportunità e degli indirizzi offerti dal Pnrr, aspirano a lavorare in sinergia con le Istituzioni per promuovere un modello funzionale e condiviso di gestione del diabete, malattia cronica ad altissima prevalenza e impatto sociale, e migliorare la qualità di cura e di vita dei pazienti.

Il diabete colpisce quasi il 6% della popolazione italiana, generando costi pari a 9,93 miliardi di euro all’anno per il Ssn. A tal fine, le Società Scientifiche hanno prodotto un position paper in 7 punti nel quale hanno raccolto i propri auspici per l’assistenza diabetologica che sortirà dall’impiego delle risorse del Pnrr.

Le prime linee d’intervento riguardano la razionalizzazione della rete diabetologica che necessita di un potenziamento e una ottimizzazione dei centri multi-professionali ospedalieri o territoriali, articolando 350-400 centri ciascuno dei quali possa assistere 15mila persone. Le seconde linee d’intervento sottolineano l’importanza dell’integrazione - a più livelli - dei professionisti sanitari, delle strutture sanitarie e dell’implementazione della telemedicina, per una vera assistenza di prossimità in grado di portare l’assistenza al malato cronico fuori dall’ospedale trasferendo così la cura il più vicino possibile al paziente.

“Oggi, a più di due anni dall’inizio della pandemia, siamo di fronte a una ripresa e a un nuovo cambiamento e le sfide legate alla gestione del diabete - e delle cronicità in generale - non potranno che giocarsi sul territorio - commenta Graziano Di Cianni, Presidente Amd -. Le risorse del Pnrr rappresentano l’opportunità per rafforzare e ottimizzare la medicina di prossimità, ma l’obiettivo della diabetologia, che abbiamo cercato di sintetizzare nel position paper, è quello di potenziare ed efficientare l’attuale modello di gestione, senza rinunciare all’approccio multiprofessionale, garantito dall’assistenza specialistica del team diabetologico, e all’allargamento dell’accesso alla diagnosi e ai percorsi di cura omogeneo su tutto il territorio nazionale senza distinzioni a livello delle singole regioni, che può essere assicurato soltanto da un’architettura “a rete” del modello di presa in carico, all’interno della quale la Medicina generale è sempre più inclusa e operativa”.

L’iniziativa congiunta Amd-Sid verrà inoltre portata all’attenzione durante il Simposio Congiunto Amd-Sid su “Evoluzione dell’assistenza diabetologica in relazione al Pnrr”, nell’ambito dei lavori dell’XI Convegno Nazionale di Fondazione Amd, in programma dal 19 al 21 maggio prossimi a Roma.

“Portare la cronicità fuori dall’ospedale, avvicinare l’assistenza all’assistito e sfruttare al meglio le infrastrutture telematiche sono gli indirizzi principali del Pnrr relativi alle malattie croniche, delle quali il diabete è esempio paradigmatico - commenta Agostino Consoli, Presidente Sid -. Le proposte di Amd e Sid vanno in questa direzione. Si propone infatti di organizzare tutti coloro che prestano assistenza al diabete in un numero adeguato di importanti strutture multi-professionali, prevedendo che il personale incardinato in queste strutture possa e debba anche, secondo una opportuna turnazione ed organizzazione, prestare assistenza  presso le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Rsa. Il tutto favorito dall’utilizzo delle infrastrutture informatiche, che vanno implementate e potenziate, integrando i processi per migliorare la qualità dell’assistenza”.

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