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Corte dei Conti, la spesa sanitaria pro capite è più alta al Nord

Sanità pubblica Redazione DottNet | 31/01/2023 17:17

Tra le Regioni che spendono di più per ogni cittadino (Molise, Pa Trento, Pa Bolzano sono in testa) i risultati in termini di garanzia dei Lea sono spesso inferiori a chi spende di meno

Nel 2019, la spesa pro capite nazionale è stata pari a 1.961 euro, e tutte le Regioni del Centro e del Nord, con le sole eccezioni di Veneto e Marche, risultano al di sopra di tale media. A rilevare il dato è la Corte dei conti che evidenzia come la spesa pro capite più alta si registra, però, in una Regione del Sud in piano di rientro, il Molise (2.465 euro), e, al Nord, nelle Province autonome di Trento (2.224 euro) e di Bolzano (2.399 euro). Fin qui poche novità, che al Nord si spenda di più per la sanità rispetto al Sud è cosa nota e che viene ripetutamente denunciata dalle Regioni meridionali che infatti si sono messe di traverso rispetto al progetto autonomista.

Ma il fatto che emerge dal lavoro della Corte dei conti evidenzia che non sempre è tutto oro ciò che luccica. La Corte infatti rileva come “in tali enti territoriali il valore medio supera quello nazionale, rispettivamente, del 25,7%, del 13,4% e del 22,4%, con punteggi nelle relative aree assistenziali, però, spesso inferiori a quelli di molte altre Regioni con spesa pro capite minore.

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Il Molise, al riguardo, ottiene un punteggio negativo nell’assistenza ospedaliera, la Provincia autonoma di Bolzano, a fronte di una maggiore spesa del 22,4%, ottiene, nell’area prevenzione e distrettuale, un punteggio negativo, inferiore, rispettivamente, del 15,2% e del 10,3% alla soglia minima (60); anche la Sardegna, con un valore pro capite percentualmente superiore del 4,4% alla media nazionale, ottiene punteggi di poco superiori al minimo (60) nella distrettuale (61,7) e nell’ospedaliera (66,2); la Valle d’Aosta, che spende il 6,9% più della media nazionale, ha ottenuto un punteggio negativo nell’assistenza distrettuale (48,1), e di poco superiore al minimo in quella ospedaliera (62,6)”.

Positiva, invece, la performance dell’Emilia-Romagna che, “con una spesa superiore del 5,4% al dato nazionale, ottiene punteggi superiori mediamente del 57% al valore soglia (60) in tutte e tre le aree assistenziali; l’Emilia-Romagna, tra l’altro, è l’unica Regione a conseguire un punteggio superiore a 90 in tutte e tre le aree di intervento, seguita dal Veneto e dalla Lombardia, che però, per l’assistenza ospedaliera, ottengono un punteggio di poco inferiore, pari, rispettivamente, a 86,7 e 86,0.

Lombardia e Piemonte, con livelli di spesa pro capite maggiori del 2% e dell’1% alla media nazionale, ottengono punteggi, in tutte e tre le aree assistenziali, nettamente migliori di quelli dei primi 6 enti territoriali (di cui quattro a Statuto speciale) che spendono dal 6,9% al 25,7% più del valore nazionale. La Toscana spende il 3,6% in più del pro capite nazionale, con risultati, però, che la collocano al vertice del punteggio nell’area della prevenzione (95,7), e al secondo posto (dopo la Provincia autonoma di Trento) in quella ospedaliera (88, assieme ad Umbria)”.

“Positiva – prosegue la Corte - anche la performance del Veneto che, con una spesa pro capite pari a 1.941 euro, di poco inferiore (-1,02%) alla media nazionale, ottiene punteggi migliori, in tutte e tre le aree assistenziali, a quelli dei primi 6 enti territoriali con maggiore spesa pro capite; tali punteggi sono superiori di circa il 67% al valore soglia nell’area distrettuale, del 56,7% nell’area prevenzione, e del 44,5% in quella ospedaliera”.

In ogni caso dal report della Corte dei Conti emerge come “la spesa pro capite del Mezzogiorno, invece, si situa tutta al di sotto della media nazionale, con valori che vanno dal -3% della Basilicata al -7,2% della Campania. Riguardo alle performance più insoddisfacenti, la Calabria ottiene un punteggio negativo, inferiore a 60, in tutte e tre le aree assistenziali, la Sicilia in quella per la prevenzione, la Basilicata nell’area distrettuale. Nelle Regioni in piano di rientro, ad eccezione dell’area prevenzione, nella quale Lazio, Abruzzo e Puglia registrano punteggi di poco superiori a 80, nelle restanti due aree i punteggi si collocano tra il valore minimo (60) e 79”.

Confrontando le performance del Veneto con quelle delle Regioni in piano di rientro “la forbice in favore del Veneto oscilla, per l’area prevenzione, da un minimo di 8 punti (Lazio) fino a 36 punti (Sicilia), per l’area distrettuale da 18,6 punti (Abruzzo) a 42,1 punti (Calabria), per l’ospedaliera da 12,9 punti (Abruzzo) fino a 39,3 punti (Calabria). Gli scostamenti medi, inoltre, evidenziano che l’area in cui si concentrano le maggiori disparità geografiche è quella dei servizi territoriali (area distrettuale, -27,5), seguita da quella ospedaliera (-23,1) e dalla prevenzione (-19,3).

Comparando, infine, la spesa pro capite con la somma dei punteggi ottenuti nelle tre aree di intervento, la spesa più efficiente e dall’elevato valore aggiunto risulta essere quella dell’Emilia-Romagna (+103,6), del Veneto (+98,4), e della Lombardia (+87,9), che hanno gli scostamenti positivi più ampi rispetto ai valori minimi; negativi, invece, quelli della Provincia autonoma di Bolzano (-2,5, con una spesa pro capite più alta del 22,4% rispetto alla media nazionale), e della Regione Calabria (-17,2, che spende il 4,7% in meno rispetto al valore medio nazionale)”.
 

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