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Inchiesta Covid, indagati ex ministri Speranza, Grillo e Lorenzin: non fu aggiornato il piano pandemico

AIOP | Redazione DottNet | 08/03/2023 19:35

Aiop: presentato il ventesimo Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia. Così il triennio della pandemia

Una parte degli atti della maxi indagine della Procura di Bergamo sul Covid è stata trasmessa alla Procura di Roma per competenza territoriale.  Secondo quanto si apprende gli atti riguardano il mancato aggiornamento del piano pandemico e vedono indagati a Bergamo gli ex ministri della Sanità Speranza (nella foto), Lorenzin, Grillo e una serie di tecnici del Ministero. I Pm romani ora vaglieranno le posizioni e decideranno se procedere ad una nuova iscrizione anche a Piazzale Clodio.   Il Tribunale dei Ministri di Roma ha archiviato la posizione dell'ex premier Giuseppe Conte e degli ex Minsitri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede finiti indagati in seguito alle denunce da parte di associazioni dei familiari delle vittime, di consumatori e di alcuni sindacati relativamente alla gestione della pandemia.

L'11 febbraio 2020, una decina di giorni prima del primo caso Covid accertato a Codogno, l'allora viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri chiese di «effettuare una ricognizione sui reparti di malattie infettive esistenti, sul numero dei posti letto dedicati 24ore su 24, sul numero dei respiratori e di personale disponibile». Emerge dal «resoconto» della «task force» del Ministero, agli atti dell'inchiesta dei pm di Bergamo. Giuseppe Ruocco, all'epoca segretario generale del Ministero e tra i 19 indagati, come riportato nelle carte, avrebbe risposto che era «sufficiente» una «mappatura rispetto ad uno scenario di bassa gravità». I resoconti delle task force ministeriali sono stati acquisiti dagli inquirenti che indagano sulla gestione della pandemia e sono anche alla base di una serie di domande poste nelle decine di verbali agli atti dell'indagine. I pm chiedono, infatti, a Ruocco «quali erano le informazioni in suo possesso per sminuire la richiesta del Viceministro e per ipotizzare uno scenario di bassa gravità». E Ruocco, sentito il 18 gennaio 2021, risponde: «I resoconti venivano redatti da funzionari del Gabinetto del Ministero e non ci venivano trasmessi e dico che potrebbero anche contenere inesattezze».

E comunque, aggiunge, «si stava già provvedendo ad effettuare una mappatura della rete». Su quelle richieste di Sileri (non indagato) è stato ascoltato anche Agostino Miozzo, componente del Cts e anche lui tra gli indagati, il quale ha spiegato che l'allora viceministro «ci rappresentò le preoccupazioni che erano emerse dal suo viaggio» in Cina in quei giorni «e la necessità di attrezzarci immediatamente con l'acquisto di Dpi e ventilatori». Queste circostanze «ci furono rappresentate - ha detto Miozzo - i primi di febbraio in task force, fu molto preciso». E «rispetto a quello che furono le preoccupazioni di Sileri - ha proseguito - non ci fu una specifica discussione sul punto, né furono in quella sede assunte inziative». I pm hanno anche acquisito il resoconto di una task force del 7 febbraio 2020 dal quale risulta che il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito (indagato), avrebbe detto che «il virus non è arrivato in Italia». E un'altra dichiarazione dell'Istituto superiore di sanità (non attribuita ad una persona in particolare) nella quale si diceva, sempre il 7 febbraio, che «oggi in Italia non c'è circolazione del virus». E i pm chiedono a Ruocco: «Avevate effettuato dei test per fare queste affermazioni?». E lui: «Ipotizzo siano state fatte su base clinica».

Intanto l'Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, ha presentato, presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica, il 20° Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia "Ospedali&Salute" (clicca qui per scaricare il documento completo), realizzato in collaborazione con Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema che ha puntato proprio sulla drammatica pandemia. Infatti attraverso un’analisi dei servizi sanitari, dell’evoluzione del settore, dei costi, delle difficoltà di accesso e della qualità percepita dai cittadini, è stato preso in considerazione il triennio, dalla fase dell’emergenza straordinaria nel 2020 a quella proattiva del 2021, caratterizzata dal programma di vaccinazione, ma anche dal blocco e dal differimento delle prestazioni, per finire con il 2022, anno durante il quale ci si è trovati ad affrontare il fenomeno di servizi non erogati o procrastinati. 

Per il Ministro della Salute Orazio Schillaci: "La doppia anima del nostro sistema ospedaliero, pubblico e privato, può rappresentare la chiave per risolvere alcune criticità esistenti e superare le inaccettabili disuguaglianze che tuttora persistono a livello territoriale. Dobbiamo implementare e allargare l’offerta, anche creando un sistema virtuoso tra pubblico e privato che possa garantire una presa in carico globale e appropriata delle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini. Considero prioritario rispondere in modo tempestivo e adeguato alle esigenze di tutti coloro che sono rimasti indietro in questi anni, penso in particolare agli screening oncologici, ai ricoveri e agli interventi rimandati o sospesi soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria".

In tal senso il Ministro ha commentato i risultati presentati nella giornata: "L’edizione 2022 del Rapporto Aiop restituisce una nitida fotografia degli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia di Covid-19. Una novità rilevante è rappresentata dall’approvazione dell’emendamento al decreto Milleproroghe che, oltre a permettere di continuare a utilizzare i fondi resi disponibili con la legge di Bilancio 2022, dà alle Regioni la facoltà di avvalersi di una quota dello 0,3% del fondo sanitario per incrementare l’offerta di prestazioni in convenzione con le strutture private accreditate. In tema di risorse destinate al SSN – ha concluso Schillaci - abbiamo voluto dare un segnale di cambiamento, siamo arrivati a oltre 128 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale 2022 e aumentato le risorse del fondo per il triennio 2023-2025".

Secondo Ugo Cappellacci, Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati: "Il Rapporto fotografa una situazione che ormai era chiara da molto, purtroppo le cifre sono drammatiche ed è necessario invertire la rotta. La spesa sanitaria deve necessariamente diventare un investimento, passando dal concetto di Prodotto interno lordo a quello di Benessere interno lordo e comprendendo che in sanità spendere meno prima significa spendere di più dopo. I limiti riscontrati dal Servizio Sanitario Nazionale durante la pandemia si possono recuperare solo tramite un’integrazione vera tra pubblico e privato. Dobbiamo, quindi, intervenire sul tema dei tetti per arrivare a recuperare i ritardi che rischiano di mettere in ginocchio il Paese. Rompiamo assieme questo tetto".

Davide Faraone, Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei Deputati, ha dichiarato che: "Il Sistema Sanitario Nazionale è in gravissima crisi e il Covid ha peggiorato tale situazione. Il contributo del privato, dunque, è fondamentale per supportare il sistema e recuperare tutto ciò che è rimasto arretrato. Occorre però investire, stanziando risorse per almeno 10 miliardi di euro, di cui almeno 8 per il privato accreditato e intervenire con nuove assunzioni. È necessario superare gli steccati ideologici: pubblico e privato stanno seguendo la stessa identica missione ed è arrivato il momento di riconoscerlo". 

Per Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop: "Il SSN soffre ancora del Long Covid. I dati parlano chiaro: a due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti". "Le forze centrifughe dal SSN sono sempre più evidenti – ha spiegato Cittadini – con sempre più utenti che, per ovviare alle liste d’attesa, si trovano costretti, se possono, a pagare le prestazioni o, in caso di indisponibilità economica, a rinunciare alle cure".  Si tratta di una situazione che il Rapporto fotografa nei dettagli.

La ricerca, infatti, è uno strumento di monitoraggio e valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema ospedaliero italiano, nelle sue componenti di diritto pubblico e di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale e coniuga i dati oggettivi dei flussi informativi correnti con i dati "soggettivi" ricavati da un’indagine annuale sull’esperienza dei pazienti.

"Vogliamo riportare l’interesse del malato al centro del dibattito sulla sanità pubblica, troppo spesso orientato da visioni parziali, che prescindono dai principi di realtà" ha evidenziato la Presidente di Aiop, aggiungendo che "la spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al PIL continua a restare fortemente al di sotto della media dei Paesi OCSE e G7 e si continua a paralizzare l’erogazione di servizi alla salute, attraverso il meccanismo dei tetti di spesa, imponendo alle Regioni un limite massimo all’acquisto di prestazioni presso il privato accreditato e sacrificando i bisogni assistenziali dei pazienti sull’altare di una illogica predilezione per la proprietà pubblica degli asset". 

Cittadini ha ricordato che "ancora una volta, i dati parlano chiaro: le dinamiche "conflittuali" tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN non interessano ai malati. L’interesse del paziente è quello di ricevere le cure migliori - dal punto di vista dell’efficacia, appropriatezza e sicurezza - e non, certamente, la natura giuridica dell’ospedale che le eroga. I malati desiderano, solamente, essere curati".

"È necessario – ha concluso la Presidente – comprendere che ogni euro impiegato in sanità è un investimento per il progresso del Paese e che è indispensabile procedere ad un’alleanza di sistema, basata su un approccio collaborativo/competitivo tra la componente di diritto pubblico e la componente di diritto privato del SSN, preservando e aumentando gli ambiti di tutela, superando i condizionamenti ideologici, che, fino ad ora, hanno relegato la componente di diritto privato a un ruolo vicario e agendo attraverso una differente allocazione delle risorse alle strutture che assicurano prestazioni qualitativamente migliori e una gestione più efficiente".

Per Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenas: "Il sistema pubblico è ingolfato e non riesce a utilizzare le risorse anche aggiuntive che gli sono, di volta in volta, assegnate. Il comparto privato è l’unico settore al quale sono rimasti applicati i tetti di spesa. Siamo in una condizione in cui i 300 milioni riconosciuti alle strutture di diritto pubblico per smaltire le liste d’attesa non sono stati utilizzati e in cui il privato accreditato è volutamente limitato nella sua capacità produttiva. Nel nostro Paese lo Stato deve incarnare il ruolo costituzionalmente previsto di soggetto regolatore: questo significa interpretare i bisogni in maniera flessibile, senza restare ancorati a norme – come il Dl 95 – introdotte 10 anni fa e mai aggiornate; significa rendere effettivo il ruolo di valutazione a livello centrale per monitorare più accuratamente l’efficienza delle strutture pubbliche che – dobbiamo dirlo – viaggiano a piè di lista e orientate verso una programmazione libera di dare di più a chi garantisce una qualità maggiore al minor costo".

Tonino Aceti, Presidente Salutequità, ha dichiarato: "Esiste un problema serio rispetto alle liste d’attesa e alla rinuncia alle cure a cui si somma il pregresso derivante dal Covid. Rispetto alla rinuncia alle cure abbiamo tassi raddoppiati rispetto al pre-Covid: in Sardegna – la Regione con la minore proporzione di privati accreditati – è quella con la percentuale maggiore, pari al 18%. Parallelamente, il sistema di misurazione istituzionale ai fini LEA è profondamente carente nel misurare il fenomeno delle liste d’attesa: solo un indicatore dovrebbe catturare la capacità delle Regioni di rispondere tempestivamente ai bisogni di cura. Sull’intramoenia ancora 5 Regioni non hanno istituito le relative commissioni di controllo e a fronte di un sistema che fa acqua da tutte le parti abbiamo, quindi, canali di accesso non controllato solo per chi se lo può permettere. Chi non ha disponibilità economica rinuncia alle cure e stiamo dinanzi a un diffuso fenomeno di progressivo aggravamento delle condizioni di salute e al proliferare di casi che arrivano in ospedale quando ormai la patologia è complessa e a uno stadio avanzato". All’evento, tra gli altri, hanno preso parte Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato, Nadio Delai, sociologo, Presidente di Ermeneia e Gabriele Pelissero, Vicepresidente Aiop.

 

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