Seguono le uova, la pizza e le verdure, Dati che registrano un trend in atto da anni: dal 1995 a oggi, gli italiani che seguono la dieta mediterranea sono cresciuti dal 52% al 61%
Sempre più italiani integrano le proteine animali con quelle vegetali, scelta che per il 74% è determinata dal salvaguardare la propria salute. Motivo che spinge anche i consumi: il 69% degli italiani al momento della spesa sceglie un alimento di origine vegetale. Non sorprende pertanto che tra le Top 15 categorie per trend di occasioni di consumo rispetto al 2019 si classifichino al primo posto le bevande vegetali. Seguono le uova, la pizza e le verdure, Dati che registrano un trend in atto da anni: dal 1995 a oggi, gli italiani che seguono la dieta mediterranea sono cresciuti dal 52% al 61%.
Proprio da quest'ultima origina quella che oggi si definisce dieta 'flexitariana', che prevede una maggiore assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, particolarmente utili al raggiungimento della quantità e qualità di proteine necessarie al fabbisogno giornaliero.
Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea
Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi
Gli effetti positivi da un regime ricco di verdure, fibre e cibi fermentati: la ricerca condotta in Tanzania con partner internazionali di Bonn e Firenze
Uno studio ha evidenziato benefici con la diminuzione dell'apporto calorico a circa 500 kcal al giorno per tre volte la settimana e un'alimentazione normale nel resto dei giorni
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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