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Pensioni medici, cosa cambia dal 2024 e le nuove opportunità di uscita

Previdenza Redazione DottNet | 11/12/2023 12:03

Novità per quanto riguarda il trattamento anticipato per tutte le categorie coinvolte: si introducono delle nuove finestre per l’accesso

Continua a tenere banco la questione pensioni. Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, il taglio ai trattamenti per i medici e dipendenti pubblici sarà solo per quelli anticipati; le pensioni di vecchiaia sono salve così come i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e le pensioni di collocamento a riposo per età o servizio. Questa una delle novità del maxi emendamento all’articolo 33 del DDL Bilancio 2024 presentato dal Governo. Le penalizzazioni scatteranno dal 2024 per gli assegni anticipati, per i quali vengono anche introdotte finestre di accesso più ampie. Il taglio sarà ridotto per ogni mese di posticipo del pensionamento fino all’annullamento totale se si resta al lavoro per 36 mesi. Pensioni medici e dipendenti pubblici 2024: verso Quota 46, cosa cambia con l’emendamento alla Manovra

Dopo molte discussioni e proteste, culminate con lo sciopero dei medici dello scorso 5 dicembre, arriva l’emendamento al DDL Bilancio 2024 con i correttivi alla disposizione relativa alle pensioni del personale sanitario e di alcune categorie di dipendenti pubblici.

Nella relazione tecnica allegata all'emendamento si spiega come, se fino al 2032 i maggiori oneri verranno compensati quasi totalmente dall’impatto positivo derivante dalla possibilità di trattenimento in servizio fino ai 70 anni; questi inizieranno a farsi successivamente più pesanti, fino a toccare i 500 milioni nel 2035 e salire a 1,1 miliardi nel 2043. La copertura di questi maggiori oneri arriverà sia da una progressiva riduzione del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard con tagli che saranno di 84 milioni nel 2033, 180 milioni nel 2034, 293 milioni nel 2035 e 340 milioni annui a partire 2036; sia dallo stato di previsione del Mef e, più in particolare, dal programma Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d’imposte del ministero dell’Economia. Qui si prevedono risorse al ribasso di 49,5 milioni destinati poi a toccare quota 165 nel 2037, 266 nel 2038, 379 nel 2039, 477 nel 2040, 578 nel 2041, 700,9 nel 2042 e ben 789 nel 2043.  Uno dei quattro emendamenti alla Manovra presentati dal Governo al Senato, va a modificare l’articolo 33, quello che prevedeva un taglio delle pensioni di medici e infermieri, ma anche di dipendenti degli enti localiinsegnanti di asilo e di scuole elementari parificate e ufficiali giudiziari.

Come si legge nel testo con gli emendamenti bollinato dalla Ragioneria dello Stato, spiega Informazionefiscale.it, la riduzione del trattamento pensionistico sarà applicata solo alle pensioni anticipate a partire dal 2024. A non essere interessati saranno anche i lavoratori e le lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023, così come nei casi di cessazione dal lavoro per il raggiungimento dei limiti di età o di servizio previsti.  Le penalizzazioni, pertanto, si applicano a partire dal 2024 agli assegni anticipati. Con l’obiettivo di assicurare un efficace assolvimento dei compiti primari di tutela della salute e garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, per i sanitari (CPS) e i dipendenti degli enti locali (CPDEL) infermieri, si prevede una riduzione della penalizzazione pari a 1/36 per ogni mese in cui si posticipa il pensionamento dalla prima data utile (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).

Si arriva, in questo modo, all’azzeramento della penalizzazione si si resta al lavoro per 3 anni in più, una sorta di Quota 46. Un medico, infatti, in questo modo potrebbe arrivare al pensionamento a 45 anni e 10 mesi di contribuzione versata. Sono escluse da questa possibilità tutte le altre categorie coinvolte, che subiranno il taglio per intero.

L’emendamento presentato dal Governo all’articolo 33 del DDL Bilancio 2024 prevede anche un’altra novità per quanto riguarda il pensionamento anticipato per tutte le categorie coinvolte: si introducono delle nuove finestre per l’accesso.

Per i lavoratori e le lavoratrici che maturano i requisiti per il pensionamento nel 2024, infatti, il trattamento decorre dopo 3 mesi dall’acquisizione del diritto. Una finestra che aumenta a:

  • 4 mesi per il 2025;
  • 5 mesi per il 2026;
  • 7 mesi nel 2027;
  • 9 mesi a partire dal 2028.

Ecco, quindi, che un medico che nel 2024 raggiunge i requisiti per il pensionamento ma decide di aspettare a ritirarsi per non perdere quote di pensione e lavora altri 3 anni, arrivando nel 2027 a 45 anni e 10 mesi di contribuzione, si troverà a dover attendere anche ulteriori 7 mesi di finestra.

Anche per questo nell’emendamento è stato specificato che i dirigenti medici e sanitari e gli infermieri potranno fare domanda per il trattenimento in servizio anche oltre i 40 anni di servizio, ma non oltre i 70 anni d’età. Soluzioni, queste proposte all’articolo 33 del DDL Bilancio, che non convincono appieno i sindacati di categoria, con Anaao-Assomed che che per ora conferma anche gli scioperi di gennaio.

I 21 miliardi netti di risparmi in 20 anni che verranno assicurati dall’articolo 33 si sommano ai circa 37 previsti nei prossimi 10 anni grazie al raffreddamento del meccanismo di indicizzazione delle pensioni superiori a 4 volte il minimo (2.394 euro lordi), deciso già un anno fa e inasprito con questa manovra solo per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (5.986 euro lordi), dove la percentuale di adeguamento al costo della vita scende dal 32 al 22%. Nonostante queste manovre, secondo le proiezioni contenute nella Nota di aggiornamento al Def, la spesa per la previdenza aumenterà da circa il 16% del Pil al 17,2% nel 2035, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Le nuove Ape, Opzione donna e Quota 103

Scenari preoccupanti che hanno spinto il governo a interventi restrittivi sui vari canali di pensionamento anticipato. Così da un lato Quota 103, Ape sociale e Opzione donna sono stati prorogati ancora per un anno, ma dall’altro con requisiti più severi. I lavoratori delle categorie fragili (disoccupati, caregivers, invalidi, attività gravose) potranno accedere all’Ape (assegno ponte fino a 1.500 euro al mese fino al raggiungimento della pensione) a partire dall’età di 63 anni e 5 mesi e non più 63, il che ridurrà la platea di lavoratori interessati a circa 12.500 nel 2024 rispetto ai 16.500 degli ultimi anni. Sarà invece verticale il crollo delle donne che accederanno a Opzione donna: 2.200 nel 2024, più o meno come nel 2023, ma circa un decimo di quelle precedenti alla stretta decisa un anno fa col restringimento della platea a caregivers, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Dal 2024, secondo la manovra, serviranno inoltre 61 anni d’età e non più 60.

Infine, Quota 103 (in pensione a 62 anni con 41 di contributi). La Lega ha fatto fuoco e fiamme per far rimangiare al governo Quota 104 dal 2024, ma ha dovuto ingoiare un peggioramento dei requisiti: la finestra passa da 3 a 7 mesi (9 per i pubblici); l’assegno sarà calcolato integralmente col contributivo e, fino alla pensione ordinaria, non potrà superare 4 volte il minimo. Più ancora del 2023 si può prevedere che anche nel 2024 sceglierà Quota 103 meno della metà dei lavoratori stimati dal governo (17mila).

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