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Carne coltivata: Slow Food Italia, proibire è una scorciatoia per aprire la discussione

Nutrizione Redazione DottNet | 14/12/2023 11:22

Secondo Slow Food, il problema di un'eccessiva produzione di carne non si risolve passando dagli allevamenti intensivi ai laboratori, ma si affronta analizzando e modificando il modello che ha originato questa distorsione

"Il divieto alla produzione e vendita della carne coltivata secondo Slow Food non chiude la discussione: la apre". Lo afferma, in una nota, Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia commentando il disegno di legge proposto dal governo e firmato dal presidente della Repubblica.  "Non possiamo ridurre a battaglia ideologica un tema complesso.   Non servono provvedimenti che vietino la produzione e la vendita di alimenti prodotti da colture cellulari o tessuti di animali come quello appena divenuto ufficialmente legge, ma - sottolinea la presidente Nappini - informazioni corrette, che consentano a tutti di scegliere. Proibire è una scorciatoia.

Serve un'analisi onesta, capace di accogliere la complessità". Secondo Slow Food, il problema di un'eccessiva produzione di carne non si risolve passando dagli allevamenti intensivi ai laboratori, ma si affronta analizzando e modificando il modello che ha originato questa distorsione. Un modello che ha trasformato l'agricoltura in industria e l'ha consegnata alla finanza, spezzando il suo legame con la terra e la natura, trasformando un'attività circolare (dove nulla era scarto) in un settore che produce più del 30% delle emissioni di CO2, inquina la terra e l'acqua, compromette la nostra salute.
"Oggi una manciata di multinazionali controlla quasi tutto: la produzione di semi, fertilizzanti chimici, pesticidi, mangimi, prodotti farmaceutici; la genetica animale, l'allevamento, la macellazione, la distribuzione; perfino le compagnie nautiche che trasportano mangimi e farine" continua Nappini. "È sufficiente - aggiunge - dare un'occhiata all'elenco dei finanziatori della ricerca sulla carne coltivata per capire quale sia la direzione: da Bill Gates a Sergey Brin di Amazon a Richard Branson della Virgin Group. Ma anche JBS, Cargill e Tyson Foods, ovvero le stesse multinazionali che controllano la filiera della carne". L'invito che lancia oggi Slow Food Italia è proprio su questo: "Vogliamo aprire una riflessione su un modello diverso di allevamento, che si ponga onestamente delle domande sull'accesso alle risorse naturali e sul diritto alla sovranità alimentare" conclude Nappini.

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