Il pericoloso patogeno scatena un'infezione potenzialmente mortale
Negli ultimi giorni si è riaccesa l’attenzione sul virus delle scimmie dopo che a Hong Kong, in Cina, un uomo di trentasette anni è stato colpito dall’Herpesvirus simiae, il ‘Virus B’ trasmesso principalmente dai Macachi. Secondo le prime ricostruzioni a fine febbraio l’uomo sarebbe stato aggredito dal piccolo primate durante un’escursione con la famiglia al Kam Shan Country Park dove ogni anno migliaia di persone da tutta la Cina vanno per ammirare i branchi di scimmie selvatiche.
Come ipotizzato qualche anno fa con il vaiolo delle scimmie, anche Monkey B potrebbe trasmettersi tra uomini attraverso rapporti sessuali, a sostenerlo è Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, intervistato dal quotidiano La Stampa.
Dopo aver contratto il virus le persone infette potrebbero credere di essersi beccati una semplice influenza, i sintomi iniziali sono quasi identici, ma non è così. Con il passare del tempo si rischia una progressione sempre più aggressiva, fino ad arrivare all’infezione del sistema nervoso centrale. “Complicanze frequenti insorgono almeno nella metà dei casi - continua il virologo Caruso - come per tutti i virus erpetici, anche per curare l'Herpesvirus simiae nell'uomo esistono dei farmaci antiviral, medicinali che vanno dati immediatamente, non appena si sospetta l'infezione. Perché se arriva al cervello i farmaci non possono più agire”. Se il virus arriva ad infettare il cervello, non c’è più nulla da fare.
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