La Corte dei Conti ha condannato il professionista perché avrebbe arrecato un danno erariale per l'ente costretto a risarcire la vittima
La Corte dei conti dell’Umbria ha condannato un medico per una diagnosi errata e una cura inadeguata per una paziente dell’ospedale di Foligno. Il medico, difeso dall’avvocato Nerio Zuccaccia, era stato citato in giudizio dalla Procura contabile per un presunto danno erariale di 13.375 euro nei confronti dell’Azienda sanitaria Umbria “per avere diagnosticato alla paziente erroneamente e contrariamente ai criteri diagnostici un artropatia psoriasica, sebbene fosse affetta invece da fibromialgia e da artrosi polidistrettuale, e per avere erroneamente impostato una terapia (controindicata per le effettive patologie sussistenti) a base di Methotrexate - farmaco altamente tossico, appartenente alla famiglia dei chemioterapici antimetaboliti, immunosoppressori e antineoplastici per uso sistemico – nel 2013”.
Secondo l’accusa “l’assunzione di tale farmaco aveva dato luogo all’insorgere di effetti collaterali tra i quali accentuazione della sintomatologia algica poliarticolare, insonnia, caduta di capelli e forte astenia” che avevano anche condizionato negativamente la qualità di vita della paziente ed hanno provocato un susseguente stato di prostrazione psico-fisica”.
Secondo i giudici contabili “dal punto di vista del criterio di imputazione soggettiva, l’errore va inquadrato in una sostanziale imprudenza, posta in essere da parte di un reumatologo di notevole esperienza, e riveste i caratteri della colpa grave, in quanto all’erronea diagnosi è conseguita la prescrizione di un trattamento farmacologico controindicato ed altamente tossico senza l’adozione di cautele e, in particolare, senza rivedere la paziente prima di procedere al percorso terapeutico con Methotrexate. Che porta direttamente alla dichiarazione di responsabilità amminsitrativa da parte del medico e la condanna al risarcimento di 13.375 euro a favore dell’Asl Umbria 2”.
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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