Test clinici la promuovono. L'esperto: 'Mai come sostitutivo del medico'
Arriva Therabot, una app per alleviare ansia o depressione, la cui efficacia è stata testata in un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine AI e condotto da esperti del Dartmouth ad Hanover. Therabot, un chatbot basato sull'intelligenza artificiale, potrebbe contribuire ad aiutare i pazienti con disturbi d'ansia o depressivi, in quei momenti in cui non possono recarsi da uno specialista. Lo studio ha coinvolto 106 persone con diagnosi di disturbo depressivo maggiore, disturbo d'ansia generalizzato o disturbi del comportamento alimentare. I partecipanti hanno interagito con Therabot attraverso un'applicazione per smartphone, riferendo come si sentivano o avviando conversazioni quando avevano bisogno di parlare.
Tra i soggetti a rischio di disturbi alimentari - tradizionalmente più difficili da trattare - il chatbot ha portato a una riduzione media del 19% delle preoccupazioni relative all'immagine corporea e al peso, superando in modo significativo il gruppo di controllo. I ricercatori concludono che, sebbene la terapia alimentata dall'IA abbia bisogno della supervisione di un medico, ha il potenziale per fornire un supporto in tempo reale alle molte persone che non hanno accesso regolare o immediato a un professionista della salute mentale. "L'introduzione di strumenti terapeutici basati sull'IA apre nuovi scenari per il futuro del trattamento della salute mentale di tanti individui, specie in un periodo in cui la richiesta supera di gran lunga l'offerta - spiega all'ANSA Graziano Pinna dell'Università dell'Illinois a Chicago. Questo studio dimostra che Therabot oltre ad essere accessibile e di uso immediato, effettivamente funziona molto bene nel diminuire i sintomi di ansia e depressione nei pazienti. Bisogna tuttavia tenere a mente che l'utilizzo dell'IA non sostituisce la complessità di un rapporto con il proprio terapista. Per usarli al meglio, si dovrà sempre affiancarli alla terapia tradizionale come complementari, in modo da colmare carenze assistenziali, ma la relazione paziente-terapeuta resta fondamentale".
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