7.345 medici di base raggiungeranno tra il 2025 e il 2027 il limite di età per fissato ora a 70 anni
In Italia, i medici di famiglia (medici di medicina generale) non hanno un'età obbligatoria fissa per il pensionamento, ma possono continuare a lavorare oltre l'età pensionabile standard, su base volontaria, in determinate condizioni. Secondo la normativa vigente l'età per la pensione di vecchiaia è fissata a 68 anni, ma i medici di famiglia possono scegliere di rimanere in servizio fino a 70 anni, come previsto dagli Accordi Collettivi Nazionali. Inoltre, il decreto Milleproroghe 2023 ha introdotto la possibilità per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta di proseguire l'attività fino a 72 anni, su base volontaria, fino al 31 dicembre 2026, a condizione che non vi sia personale medico convenzionato disponibile per coprire i posti vacanti e previa richiesta dell'interessato.
Recentemente, un emendamento approvato dalla Camera dei Deputati al decreto sulla Pubblica Amministrazione (il decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25), ha ulteriormente esteso la possibilità per i medici di famiglia di rimanere in servizio fino a 73 anni, sempre su base volontaria, per contrastare la carenza di professionisti.
Questo il testo dell’emendamento: Art. 12-quater. – (Misure urgenti per il reclutamento di personale del Servizio sanitario nazionale)– 1. Al fine di far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e di garantire i livelli essenziali di assistenza, in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile, le aziende del Servizio sanitario nazionale, sino al 31 dicembre 2026, possono prorogare, con il consenso degli interessati e comunque non oltre un anno successivo al raggiungimento del limite di età di cui all’articolo 4, comma 9-octiesdecies, del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, il rapporto con il personale medico in regime di convenzionamento con il Servizio sanitario nazionale di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
Cosa succede quindi se questo testo sarà approvato anche al Senato diventando definitivo? Innanzitutto, va sottolineato, sulla base dell’esperienza della norma preesistente, che la permanenza in servizio fino a 73 anni non è un diritto: il medico di famiglia non può pretendere di lavorare fino a 73 anni, ma dovrà essere la Asl a valutare la necessità del suo trattenimento in servizio (è comunque opportuno che, almeno un semestre prima del raggiungimento dei 70 anni di età, i medici interessati si rechino presso l’amministrazione aziendale per proporre la propria permanenza). Di contro, anche nel caso in cui il medico abbia dato il suo assenso a restare in attività sino a 72 anni, l’ulteriore proroga annuale ha bisogno di un suo ulteriore consenso per diventare effettiva.
Un ulteriore limite è dato dal calendario: allo stato attuale (e fino a non improbabili ulteriori modifiche normative) tutte le proroghe degli ultrasettantenni cessano il 31 dicembre 2026. Questo significa che se un medico di famiglia a fine 2026 ha 71 anni e mezzo, dovrebbe in ogni caso abbandonare la convenzione senza poter raggiungere i 72, e tantomeno i 73 anni. Sul versante pensionistico, va ricordato che restare in servizio significa incrementare in modo consistente la futura pensione Enpam: non soltanto per gli ulteriori anni di contribuzione che vengono aggiunti alla propria posizione, ma anche in base alla norma regolamentare che incrementa di due punti percentuali il coefficiente di rendimento annuo degli anni (e dei mesi) di servizio successivi al 68° e fino al 72° anno di età (per i medici di famiglia il coefficiente passa dall’1,40 al 3,40%).
Quella dei medici, a causa di un turn over con il contagocce e una programmazione sbagliata dei posti a Medicina e nelle specializzazioni, è una delle categorie con l’età più avanzata nella Pubblica amministrazione visto che quasi la metà dei nostri dottori in servizio in ospedale e negli studi ormai ha più di 60 anni: in particolare è over 60 il 45% degli ospedalieri e il 52% di pediatri e medici di famiglia. E proprio tra questi ultimi c’è la situazione più critica. Mancano oltre 5.500 medici di medicina generale (MMG) e sempre più cittadini faticano a trovare un medico di famiglia, soprattutto nelle grandi Regioni. A fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire.
Tra il 2019 e il 2023, il numero di MMG è diminuito di 4.749 unità (-12,8%), passando da 42.009 a 37.260. La Fimmg prevede che 7.345 medici di base raggiungeranno tra il 2025 e il 2027 il limite di età per la pensione fissato a 70 anni. Per i dirigenti medici dal 2025, il limite per continuare a lavorare nel pubblico, è stato allineato a quello previsto per la pensione di vecchiaia, fissato a 67 anni. Ma grazie a diversi interventi legislativi i limiti del pensionamento del personale medico si erano sempre più accresciuti. Per i medici ospedalieri, iscritti all’Inps, il tetto era già stato portato in precedenza a 70 anni e successivamente a 72 anni dal Milleproroghe 2024, anche se con alcune limitazioni.
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