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Bodybuilding: professionisti a rischio cardiaco, studio a Padova

Cardiologia Redazione DottNet | 23/05/2025 14:23

Indagine su oltre 20mila atleti, analizzati 121 decessi

Un nuovo studio condotto da un team internazionale coordinato dall'Università di Padova rivela dati preoccupanti sulla salute dei bodybuilder maschi, in particolare tra i professionisti. La ricerca, pubblicata sull'European Heart Journal - rivista scientifica di riferimento della Società Europea di Cardiologia - ha analizzato oltre 20.000 atleti che hanno gareggiato in eventi Ifbb (la Federazione Internazionale di Bodybuilding & Fitness) tra il 2005 e il 2020, con un follow-up medio di oltre otto anni.     Sono stati identificati 121 decessi, riporta l'Ansa, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, associata in alcuni atleti ad alterazioni strutturali del cuore e, in diversi casi, all'uso di sostanze dopanti.

 Il dato più rilevante è l'elevato rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti, che risulta oltre 5 volte superiore rispetto agli atleti dilettanti.   Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi ed austriaci. La ricerca ha indagato notizie di decessi riguardanti un campione esteso di bodybuilder internazionali fino al luglio 2023. Tutti i decessi segnalati sono stati incrociati utilizzando più fonti e verificati e analizzati per stabilire, per quanto possibile, la causa del decesso.

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Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano l'ispessimento o l'ingrossamento del cuore e in alcuni casi una malattia coronarica. Le analisi tossicologiche e i rapporti disponibili pubblicamente hanno rivelato l'abuso di sostanze dopanti in diversi atleti.   "Negli ultimi anni si è assistito a un numero crescente di segnalazioni di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers. Questi tragici eventi, che spesso colpiscono atleti giovani e apparentemente sani, evidenziano una lacuna nella nostra comprensione dei rischi per la salute a lungo termine associati al bodybuilding competitivo. Il nostro è il primo studio a riportare l'incidenza della morte e della morte cardiaca improvvisa in questa disciplina sportiva", afferma Marco Vecchiato, del Dipartimento di Medicina dell'Università di Padova e primo autore dello studio.    I risultati, precisa Vecchiato "non intendono lanciare un giudizio sul bodybuilding ma pongono una questione di salute pubblica e di prevenzione in una disciplina in cui si fondono idealizzazione del corpo, competizione estrema e pratiche potenzialmente dannose. La nostra analisi fornisce una base scientifica solida per avviare riflessioni e interventi concreti".

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