Cattani: “Sui farmaci obiettivo dazi zero. Aumentare spesa dell’1%: con riforme e più risorse possiamo diventare l’industria più competitiva al mondo”
"Farmaci e vaccini sono al primo posto in Italia per surplus con l'estero, con oltre 21 miliardi di attivo nel 2024. Il 2024 ha visto nuovi record per produzione, 56 miliardi di euro, ed export, 54 miliardi. Numeri con cui l'industria farmaceutica italiana conferma il ruolo di leader in Ue insieme a Germania e Francia". A illustrare i dati è stato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, durante l'assemblea annuale del settore a Roma. Un risultato che segna un nuovo record ed è trainato soprattutto dalle esportazioni, aumentate del 157% negli ultimi dieci anni, ben al di sopra della media Ue (+137%). Dal 2021 al 2024, l'Italia è il secondo Paese al mondo per crescita in valore delle esportazioni farmaceutiche. Nel 2000 le esportazioni rappresentavano solo il 3,5% della produzione manifatturiera, oggi toccano l'11%. Le imprese italiane del pharma sono prime dal 2022 al 2024 anche per incremento del valore aggiunto, +18%, rispetto a una crescita cumulata del Pil dell'1,4%. Unicum in Europa, perché costituita per circa il 40% da imprese a capitale italiano e il 60% a capitale internazionale, l'industria farmaceutica italiana si distingue anche per l'innovazione: 4 miliardi di euro di investimenti annui, di cui 2,3 destinati a Ricerca e Sviluppo. Le domande di brevetto farmaceutico sono aumentate del 33% negli ultimi 5 anni, contro una media del +18% tra i big Ue.
Secondo i dati diffusi dall'Associazione delle industrie del farmaco, 200 aziende associate a capitale nazionale e a capitale estero con oltre 130 stabilimenti su tutto il territorio, è l’export a fare da traino. In 10 anni è aumentato del 157%, più della media UE (+137%). Nel 2000 rappresentava il 3,5% del totale manifatturiero, oggi l’11%. Tra il 2021 e il 2024 l’Italia è seconda al mondo per crescita in valore delle esportazioni di farmaci. L’industria farmaceutica è prima nel Paese per aumento dell’export e concorre agli obiettivi del Piano strategico del MAECI, che ha previsto dal 2022 al 2027 una crescita del +12% e può contare sull’apporto delle aziende farmaceutiche già oggi al +24%. Gli addetti del settore nel 2024 sono 71.000 (+1,4% nel 2024 e +8% in 5 anni), con un incremento del 21% di under 35 negli ultimi 5 anni, e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale.
“Farmaci e vaccini sono al primo posto in Italia per surplus con l’estero - prosegue Cattani - con oltre 21 miliardi di attivo nel 2024. Le nostre imprese che sono prime dal 2022 al 2024 anche per incremento del valore aggiunto, +18%, rispetto a una crescita cumulata del PIL dell’1,4%. In questo scenario serve un cambio di rotta evidente e rapido. Le regole di 20 anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione. Sono urgenti scelte politiche coraggiose e veloci. E 4 sono i miliardi di investimenti, 1,7 impianti ad alta tecnologia e 2,3 in R&S. Con una crescita delle domande di brevetto farmaceutico del Paese del 33% negli ultimi 5 anni, a fronte di un +18% della media dei big UE.
“L’industria farmaceutica Made in Italy”, dice Cattani “con i numeri che ha, le eccellenze su cui può contare - dalle risorse umane, alla partnership con il pubblico, che conta su un SSN che è un unicum a livello globale - ha l’ambizione di essere la più competitiva al mondo. E può davvero farcela, se si interviene attraverso alcune riforme del contesto normativo per valorizzare gli investimenti in Ricerca e produzione, con una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e riduca da subito gli insostenibili payback, per poi superarli dal 2027, con un adeguamento della spesa sanitaria ai reali fabbisogni di salute dei cittadini, con un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo sul territorio, con l’aumento degli investimenti in prevenzione come proposto dal Ministro della Salute e con misure che permettano l’uso del dato clinico per necessità di Ricerca, nel rispetto della privacy.
Per Cattani, “oggi abbiamo un esecutivo autorevole e stabile, che ha una visione strategica dell’industria e del nostro settore. La premier Meloni ha affermato che alla farmaceutica è legata una parola chiave: valore, e che per avere un’industria forte bisogna avere una strategia. E il Governo ce l’ha. In più di un’occasione ha infatti dimostrato di volere un’UE più attrattiva per l’innovazione, schierandosi in maniera netta contro provvedimenti europei ideologici contro l’industria, come a esempio la revisione della legislazione farmaceutica, che riduce la proprietà intellettuale, e la direttiva delle acque reflue, che comporta costi aggiuntivi e sproporzionati per le nostre imprese”.
Per quanto riguarda invece il contesto europeo, “la situazione è molto difficile. Sia per misure che hanno compromesso la competitività complessiva dell’industria, con alcuni settori che rischiano di sparire, sia per una serie di lunghezze burocratiche che recano danni alla competitività, aumentano i costi e impediscono di fare passi avanti nello scenario internazionale. Serve un cambio di rotta evidente e rapido. Le regole di 20 anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione. Sono urgenti scelte politiche coraggiose e veloci. La salute deve diventare prioritaria, anche in chiave di sicurezza nazionale, ed essere considerata un investimento che genera risparmi sociali ed economici evitando altri costi. E l’industria farmaceutica deve essere percepita come un’alleata su cui contare perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini. Occorre una Life Sciences Strategy capace di attrarre nuovamente investimenti per conservare la leadership globale oggi a rischio. Strategia che tenga conto del contesto di incertezza e instabilità, che espone le filiere, e “metta in sicurezza” anche la salute dei cittadini. E che collochi al centro l’industria – “industry first” – asse portante dell’economia, della crescita, della produttività, dell’innovazione, dell’export”, conclude Cattani.
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