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Papa: l’obiezione è un dovere dei farmacisti cattolici. Racca: precedenza alle decisioni del medico

Farmaci Silvio Campione | 13/09/2009 21:16

Papa Benedetto XVI è ''gravemente'' preoccupato per il ''rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale'', effetto di una crisi economica che non risparmia tagli nei settori più indifesi. A riferirlo - durante il Congresso Mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici, di Poznan, in Polonia - è stato l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Il presule ha anche ribadito la richiesta rivolta già nel 2007 da Ratzinger ai farmacisti cattolici di praticare l'obiezione di coscienza contro la vendita di prodotti che attentano alla vita umana. L'esponente vaticano, nel suo intervento a Poznam, ha puntato il dito contro una sanità ''dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria'', ed ha lanciato ''un accorato appello - riporta la Radio Vaticana - a garantire l'accesso alle medicine per i più poveri, denunciando il fatto che, nell'attuale crisi economica mondiale, l'assistenza sanitaria ai malati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini, è ancor più diminuita con conseguenze tragiche''. E' la logica del profitto - accusa la Santa Sede - a portare le multinazionali farmaceutiche a non impegnarsi nella produzione di medicine che potrebbero salvare la vita a milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo, considerati mercati poco attraenti; altro dramma - ha rimarcato il 'ministro' della Salute della Santa Sede - è quello poi della ''contraffazione'' di farmaci di base come gli antibiotici. Alla ''grave preoccupazione'' del Papa per un possibile disastro sanitario mondiale, Zimowski ha poi coniugato il monito ai farmacisti cattolici per il rispetto delle norme etiche della Chiesa. ''Per il farmacista cattolico - ha detto il presule citando Benedetto XVI - l'insegnamento della Chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana sin dal suo concepimento e fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale. Non può essere sottoposto alle variazioni di opinioni o applicato secondo opzioni fluttuanti''. Nello svolgere il loro lavoro i farmacisti devono obbedire alle leggi dello stato laico. E' l'opinione del senatore Ignazio Marino candidato alle primarie per la segreteria del partito democratico. Marino non ha voluto commentare direttamente l'appello di Papa Benedetto XVI: "Non commento mai le parole del Santo Padre - ha detto il senatore Marino a margine del suo intervento sul palco del Palasharp -, dico soltanto che in Italia ci sono delle leggi cui i farmacisti devono obbedire. Se non si sentono in grado di obbedire alle leggi di uno stato laico possono rinunciare ad avere una farmacia".


La ''missione della scienza e anche delle aziende del farmaco è di offrire soluzioni ai problemi della gente, problemi legati a patologie o a percorsi di vita''. Lo sottolinea il presidente di Farmindustria, l'associazione che rappresenta le aziende del farmaco, Sergio Dompè, dopo il richiamo del papa ai farmacisti cattolici. ''Grande rispetto per il magistero della Chiesa e per il papa - ha commentato Dompè - ma va sottolineato che i farmaci sono fatti e pensati per risolvere problemi e aiutare le persone, e se la farmacologia e le aziende del farmaco possono mettere a disposizione soluzioni in tale direzione, ritengo sia un dovere delle aziende e del mondo scientifico farlo''. Dunque, se un soggetto ha ''un problema grave e non può affrontare determinati percorsi - ha affermato Dompè - è dovere della scienza mettere a disposizione le soluzioni esistenti. Allo stesso modo - ha concluso il presidente di Farmindustria - le aziende del farmaco sono tenute ad offrire soluzioni: da quelle contro le tante patologie per sconfiggere le quali oggi sono presenti farmaci efficaci ai problemi individuali anche in relazione al fine vita o al concepimento''. Il farmacista ''è tenuto a dispensare un farmaco, o a procurarlo entro il più breve tempo possibile, a fronte della prescrizione del medico''. A precisarlo, dopo le parole del papa è la presidente di Federfarma, l'associazione che riunisce oltre 16.000 titolari di farmacie private italiane, Annarosa Racca. Il farmacista, ha sottolineato Racca, ''deve rispettare la decisione del medico ed è tenuto a farlo per legge; svolge, naturalmente, un controllo sulla correttezza delle prescrizioni o eventuali possibili errori, ma a fronte della presentazione della prescrizione e ricetta del medico il farmacista è tenuto per legge a dispensare il farmaco indicato''. Dunque, ha precisato Racca, ''il farmacista deve attenersi alla prescrizione della ricetta medica''. Inoltre, ha concluso la presidente di Federfarma, ''va ricordato che per la figura del farmacista non è prevista obiezione di coscienza''.

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