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Dall’Espresso: Brunetta ha la banda stretta

Farmacia | 05/12/2009 16:30

Ipotizziamo che qualcuno venga a dirvi che entro tre anni non farete più la coda agli sportelli e tutta la pubblica amministrazione passerà al digitale, con meno costi per lo Stato e fastidi per i cittadini. E che poi questo qualcuno aggiunga di poterlo fare con un piano di investimenti pubblici low cost, rivoluzionando il modo con cui lavora, e ha sempre lavorato, il più inerziale dei soggetti italiani. Tutto questo, riuscendo laddove ha fallito ogni precedente governo.

 A Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, non manca certo il gusto della sfida: perché sono questi i termini del piano eGovernment 2012 (cioè PA digitale) che nei prossimi giorni vedrà la luce con i primi servizi al cittadino. Brunetta va avanti come un carro armato. Non si fa scoraggiare dal fatto che questo governo finora ha stanziato esattamente zero euro per il suo piano. "Ma possiamo contare su 100 milioni di euro circa che vengono da precedenti legislature. E poi ci hanno promesso 340 milioni di euro di futuri stanziamenti Cipe", dice Renzo Turatto, capo dipartimento Innovazione e Tecnologie presso il ministero. "Questi ultimi fanno parte della stessa partita dei fondi richiesti, per la banda larga, da Brunetta e dal ministero per lo Sviluppo Economico", aggiunge.

E non è stata proprio una partita fortunata, almeno per ora: per intenderci, sono quei fondi, promessi già da un anno, per dare a tutti gli italiani entro il 2012 connessioni veloci a Internet (800 milioni, a cui si sommerebbero quelli per Brunetta). Quando il governo a novembre ha annunciato che per ora non ci sono soldi per la banda larga, è riuscito nell'arduo compito di mettere d'accordo tutti nella protesta: dalla Confindustria alla Cgil. Secondo le ultime assicurazioni, almeno una parte di quei fondi potrebbe sbloccarsi entro fine anno.

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Insomma, con queste premesse, il rischio è che la montagna partorisca il topolino. Anche perché la base di partenza è scoraggiante: "Finora l'eGovernment è stato un disastro, come dicono i dati presentati pochi giorni fa dallo stesso Brunetta", dice Guido Scorza, avvocato tra i massimi esperti di Internet in Italia. Tanta tecnologia installata (quasi tutti i dipendenti pubblici hanno un pc), a caro prezzo (3,1 miliardi di euro spesi nel 2008) e poco usata. "Solo l'80 per cento delle PA ha un protocollo informatico: eppure sarebbe obbligatorio da gennaio 2004. E solo il 32 per cento ha la posta elettronica certificata (pec), pure obbligatoria da gennaio 2006".

La pec permette al cittadino di comunicare con gli uffici attraverso e-mail che hanno lo stesso valore di lettere raccomandate. "Da qualche giorno c'è, per la prima volta, una sanzione per le PA che non hanno la pec: una decurtazione allo stipendio del dirigente", dice Turatto: "Inoltre, stiamo completando il testo di un decreto legge per chiarire alcune incertezze normative nel codice dell'amministrazione digitale. Alcune PA le usavano come alibi per non adeguarsi".

Del resto, il tempo stringe. La pec è uno dei cardini dell'eGovernment 2012 e Brunetta vuole dare gratuitamente una e-mail certificata a tutti i cittadini: "Prevediamo dai primi mesi del 2010", dice Turatto. Allora tutti potranno comunicare via pec con gli uffici pubblici e quindi fare quelle cose che finora hanno richiesto una raccomandata (e una fila alle poste): reclami, iscrizioni a registri e via continuando.

Per adesso è partito il bando ministeriale per individuare l'azienda che fornirà la pec (in gara: Telecom Italia, Poste, Aruba e Lottomatica).

Ma prima ancora saranno in funzione i servizi eGovernment scolastici: i genitori potranno collegarsi al sito della scuola e vedere voti e note dei figli. Le prime scuole saranno attive a inizio 2010, ma in questo caso il compito del ministro Brunetta è facile. "Sfruttiamo le infrastrutture già realizzate negli anni passati. Ben più complesso è il mondo della Sanità", aggiunge Turatto.

Un primo obiettivo è immediato, comunque: dal 15 dicembre i medici manderanno direttamente all'Inps i certificati di malattia dei lavoratori. A metà 2010 sarà poi la volta della ricetta digitale. Il medico la manderà direttamente, via Internet, alla farmacia, dove l'interessato potrà andare a ritirare le medicine senza pezzi di carta in mano. Più in là ancora, entro il 2012, arriveranno altri servizi: il medico di famiglia o la farmacia potranno prenotare un esame, via Internet e stamparne il risultato una volta pronto. Il paziente non dovrà quindi più fare la spola tra medici , cliniche e laboratori solo per consegnare o ritirare documenti. Alcuni ospedali hanno già cominciato il cammino sulla via dell'innovazione: quello di Treviso, per esempio, ha messo on line, tramite tecnologie delle Poste Italiane, referti, prenotazioni e il libretto sanitario. Alle Molinette di Torino c'è un servizio di teleassistenza (via Internet) fornito da Telecom Italia per pazienti con malattie croniche. Ma il piano messo a punto dal ministro Brunetta ha un orizzonte più ampio, e, dopo scuole e ospedali, toccherà alle aziende e al disastrato mondo della giustizia.

Quella attuale è comunque una versione ridotta del primo piano eGovernment, che era stato presentato a febbraio. Ha subito una dieta durante l'estate, "un po' per carenza di fondi un po' per focalizzarci sugli obiettivi più concreti", dice Turatto. Ci sono pochi soldi, insiste il ritornello: "I finanziamenti sono inferiori al fabbisogno. Il ministero è inoltre troppo ottimista sulla capacità di superare le resistenze della burocrazia", commenta Marco Mena, ricercatore esperto di PA digitale per l'osservatorio Between. Di contro, "è apprezzabile che per la prima volta gli obiettivi eGovernment siano stati inseriti in un piano sistematico", aggiunge Mena. "Il piano di Brunetta si regge sul presupposto che tutti i cittadini possano accedere ai servizi della PA. Ma così non sarà, se il 12 per cento della popolazione continuerà a non essere raggiunto da connessioni Internet veloci", ribatte Scorza.

"Quello di Brunetta è un progetto di pura immagine": non ha dubbi il senatore Vincenzo Vita (PD), tra i più attenti alle tematiche di Internet e nuovi media. "Manca totalmente dei fondi necessari per realizzarsi. Sottovaluta il capitolo della formazione dei dipendenti pubblici sull'uso delle nuove tecnologie. Non ha, tra gli obiettivi dichiarati, l'interoperabilità, cioè che uffici diversi possano scambiarsi informazioni", continua. L'interoperabilità permetterebbe per esempio di iscriversi all'università senza dover consegnare la dichiarazione dei redditi. L'università l'avrebbe già, avendola chiesta e ottenuta dall'Agenzia dell'Entrate. Insomma, meno carta da portare da un ufficio all'altro. Turatto parla di "obiettivo implicito nel piano". Fatto sta che non c'è più, nella versione asciugata. "E quindi prevedo che se ne riparlerà solo dopo il 2012", dice Mena. Nel frattempo, altra carta, e ancora code e tempo buttato al vento, per tutti.
 

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