I medici stranieri iscritti all'Ordine dei medici chirurgi e odontoiatri sono risultati 14.548 nel 2008, di cui il 42,3% donne. Erano 12.527 nel 2004, quindi l'aumento è stato di 500 unità l'anno.
La ripartizione territoriale è abbastanza equilibrata: 52,2% nel Nord, 26,0% nel Centro, 18,3% nel Mezzogiorno e 2,7% in temporanea attività all'estero. La maggiore concentrazione avviene in quattro regioni: più di 2 mila sia nel Lazio che in Lombardia (operanti per lo più nei comuni di Roma e di Milano) e più di 1.200 sia nel Veneto che in Emilia Romagna. Sono questi i dati del Primo Rapporto Emn Italia, European migration network - iniziativa inserita in un programma europeo che in Italia fa capo al ministero dell'Interno con il supporto tecnico del Centro Studi e Ricerche Idos/Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes - dedicato alla direttiva dell'Unione Europea sui lavoratori altamente qualificati, nota come "Carta blu UE".
I medici stranieri, una volta riconosciuto il loro titolo, possono operare solo in forma autonoma, a meno che non abbiano la cittadinanza comunitaria o acquisiscano nel frattempo quella italiana: questi limiti sono generalizzati, nonostante le decisioni più aperte adottate da alcuni giudici di merito per la soluzione di singoli casi. Sotto il profilo previdenziale, quindi, la loro copertura assicurativa resta affidata all’Enpam, attraverso la “Quota A” del Fondo di previdenza generale ed il Fondo della libera professione.
A differenza di quanto avviene per gli infermieri, dei medici stranieri non si sente al momento bisogno salvo in alcuni settori (anestesia, radiodiagnostica e radioterapia), essendo l'Italia, in proporzione alla sua popolazione, il primo Paese al mondo per numero di medici: 354.000, pari a 4 ogni 1.000 cittadini, contro la media mondiale di 3 ogni mille.
La legge 39/1990 ha reso più agevole l' iscrizione all'Ordine, previo riconoscimento del titolo conseguito all'estero (è, invece, automatico il riconoscimento della laurea presso una università italiana).
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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