Uno studio norvegese rileva un aumento pari al 50% del rischio di cancro fra i pazienti in terapia con la pillola anticolesterolo '2 in 1' Inegy*, che associa simvastatina ed ezetimibe. Ma la comunità scientifica è scettica, e pur evidenziando la necessità di approfondire le indagini, invita le persone in trattamento con farmaci anticolesterolo a non abbandonare la cura prescritta se non sotto consiglio del medico. La discussione parte dai risultati di un piccolo trial condotto dall'Ulleval University Hospital di Oslo, pubblicato e commentato sul 'Nejm'.
Gli autori hanno osservato che fra i pazienti in terapia con Inegy* si registravano, su un periodo di 4 anni, 105 casi di cancro contro i 70 diagnosticati nel gruppo placebo. Si trattava di tumori di vario tipo, ma con una correlazione più netta per i carcinomi alla prostata e alla pelle. Terje Pederson, coordinatore della ricerca, spiega che i risultati ottenuti potrebbero anche essere casuali. Butta acqua sul fuoco anche un editoriale di commento diffuso dallo stesso 'Nejm', in cui si sottolinea che prima di puntare il dito contro il farmaco sono necessari più dati. Da un'analisi della Oxford University, sullo studio norvegese e su altri due trial simili, emerge infatti l'assenza di una correlazione evidente fra la terapia con simvastatina-ezetimibe e un'aumentato rischio di cancro.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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