Promuovere gli stili di vita sani per prevenire le principali malattie croniche, causate da fattori socioeconomici, culturali, politici e ambientali. E’ il tema affrontato durante il convegno “GLOBALIZZAZIONE E MALATTIE CRONICHE” dall’evidenza scientifica alla cultura dell’uomo: un passo impossibile?” in corso all’Istituto superiore di sanità, alla presenza di circa 250 iscritti. L’incontro, organizzato dalla Scuola nazionale di medicina degli stili di vita Fimmg-Metis in collaborazione con il Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità, si è proposto di ricercare le strategie più opportune per interrompere la tendenza già descritta nel rapporto dell’OMS del 2005 “Prevenire le malattie croniche un investimento vitale”. Le principali malattie croniche sono causate da fattori socioeconomici, culturali, politici e ambientali come la globalizzazione, l’urbanizzazione e l’invecchiamento della popolazione che, attraverso l’uniformarsi di abitudini consolidate come l’alimentazione scorretta, la mancanza di attività fisica e il consumo di tabacco, portano allo sviluppo di fattori di rischio intermedi (glicemia e pressione arteriosa elevata, anomalie del profilo lipidico, soprappeso ed obesità), da cui il passo verso lo svilupparsi delle principali malattie croniche come cardiopatie, ictus, tumori, disturbi respiratori cronici o diabete è breve. Ad esempio il cambiamento delle abitudini alimentari (diffuso soprattutto nei paesi in via di sviluppo) da diete ricche di prodotti a base di grano integrale, frutta e vegetali a diete “scorrette” perchè ricche di derivati animali, carboidrati raffinati ed alto consumo di benvande dolci (soft drinks) può essere la causa, secondo molti ricercatori, di circa il 30% degli episodi di infarto del miocardio a livello mondiale.
“Per quanti sforzi si facciano è ormai evidente la difficoltà della medicina moderna nel trasformare quanto indicano le linee guida in comportamenti pratici per i pazienti – spiega Walter Marrocco, direttore della Scuola nazionale di medicina degli stili di vita Fimmg-Metis - Sembra che l’evidenza scientifica sia inconciliabile con la vita quotidiana. Per poter dunque conciliare la cultura scientifica con la cultura dell’uomo e delle sue tradizioni si deve oggi partire dagli stili di vita dettati dalla scienza per arrivare alla riscoperta degli stili di vita dell’uomo, che spesso non sono in contrasto con i primi e che possono invece essere riscoperti e valorizzati”. “Il medico di medicina generale si trova a gestire prevalentemente patologie croniche in una popolazione sempre più anziana – afferma il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo - Prendersi cura della persona presuppone un approccio complesso con il paziente, che tende ad avere sempre più soddisfatte le proprie aspettative di qualità della vita. L'obiettivo principale di una migliore qualità di vita si realizza attraverso la prevenzione delle malattie ad alta prevalenza ed incidenza come le patologie cardio-cerebro-vascolari, osteo-articolari e metaboliche, agendo fondamentalmente sugli stili di vita errati per modificarli, primi fra tutti alimentazione e attività fisica”. Per Milillo: “Agire sui comportamenti errati significa promuovere sani stili di vita e ciò è tanto più difficile quanto più non si cura la comunicazione nel senso più completo del termine, in particolare tra medico e paziente, specie se anziano.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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