Basta una piccola variazione nell'espressione di un gene per provocare una serie di tumori. Lo ha dimostrato uno studio coordinato da un ricercatore italiano che lavora alla Harvard medical school pubblicato dalla rivista Nature Genetics. Il gene studiato dai ricercatori guidati da Pier Paolo Pandolfi si chiama Pten. ''Pten era già stato identificato, anche alla base del nostro lavoro, come un gene oncosoppressore molto importante - spiega Pandolfi - Quello che abbiamo scoperto di nuovo è che anche una minima riduzione (20%) nei livelli di espressione di un gene oncosopressore quale Pten è sufficiente ad indurre suscettibilità all'insorgenza del tumore in assenza di mutazioni del gene stesso. Questo vuole dire - prosegue il ricercatore italiano - che se per un motivo genetico, epigenetico o ambientale (qualcosa che mangiamo o beviamo) il livello di Pten scende anche di poco questo ha effetti catastrofici''.
Lo studio ha utilizzato delle cavie geneticamente modificate in cui il gene era espresso all'80%, che hanno effettivamente sviluppato una serie di diversi tumori, in particolare del seno, presenti nel 60% delle cavie. Altre forme di cancro trovate sono state le linfoadenopatie (40%), i tumori di utero, intestino e fegato (28%) e il feocromocitoma (14%). Analizzando i tessuti più approfonditamente è emerso che il profilo di tutti i geni coinvolti nella proliferazione delle cellule tumorali erano alterati. ''La ricaduta più immediata - spiega ancora Pandolfi - è che una elevazione del livello di espressione di Pten anche minima può avere effetti molto importanti nella prevenzione e cura del tumore. Dunque sarà importante trovare farmaci, o sostanze naturali, che elevino i livelli di Pten o la sua attività.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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