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I nuovi ospedali più moderni e funzionali: cento i cantieri in Italia, ecco come saranno

Sanità pubblica Redazione DottNet | 06/05/2010 18:35

Ospedali che nascono vecchi: i normali tempi di costruzione sono troppo lunghi per far nascere un nosocomio che ha bisogno di continui aggiornamenti tecnologici e strutturali. Per l'ospedale del futuro, quindi, l'ingegneria mette l'acceleratore, dimezzando o portando addirittura ad un terzo i tempi per la consegna delle chiavi. ''Fino a 10-15 anni fa, tra il momento della progettazione e della piena operatività di un ospedale passava spesso un periodo di tempo così lungo da far divenire obsolete anche scelte ritenute innovative, per non parlare delle tante opere rimaste incompiute'', spiega Giuseppe Manara, presidente del Centro Nazionale per l'Edilizia e la Tecnica Ospedaliera (Cneto) alla V Conferenza Europea sull'Ospedale del futuro aperta a Roma all'Università Cattolica.

 Oggi, invece, ''mediamente in 6-9 anni si riesce a portare a compimento un'opera, ma ci sono anche casi più virtuosi in cui tutto è pronto in 4-5 anni'' e, in Italia, sono oltre un centinaio i cantieri aperti per ristrutturazione, ampliamento o costruzione ex-novo di strutture ospedaliere, in un panorama che vede un parco da svecchiare. Al 2000 risultava che il 66% degli ospedali italiani era stato costruito prima del 1970, mentre solo il restante 34% ha meno di 40 anni. Nonostante questa situazione, l'Italia ha compiuto svariati passi avanti per quanto riguarda progettazione e realizzazione dei nuovi luoghi di cura. Alcune strutture nosocomiali, infatti, cominciano a mostrare un volto nuovo, con la suddivisione in dipartimenti ipertecnologici come quello di diagnostica per immagini, blocchi operatori, laboratori di routine e di ricerca, che rappresentano il cuore dell'ospedale.

Cominciano poi a intravedersi nuovi percorsi verso ospedali ecosostenibili, che curino la persona senza far ammalare il pianeta. ''Le nanoparticelle saranno sparse ovunque, dalla sala d'aspetto al reparto, fino alla sala operatoria''. E le nanotecnologie entreranno nelle strutture sanitarie non più solo dal punto di vista delle cure mediche avanzate, ma anche da quello edilizio: involucri, filtri di impianti di aerazione, pavimenti interni o esterni ed elementi di arredo, grazie alle nanoparticelle avranno capacità anti-inquinanti, saranno cioè in grado di 'mangiare lo smog', e proprietà antibatteriche e autopulenti.
E al fianco delle nanotecnologie, arriverà anche la domotica per rendere tutti gli ambienti a misura di paziente, anche di quelli non autosufficienti, e ridurre gli sprechi, ad esempio energetici. Sensori domotici per calibrare la luce, per accenderla o spegnerla a seconda della presenza delle persone, per azionare sistemi di climatizzazione a seguito del rilevamento delle esigenze mutevoli nell'anno e nel giorno, per chiudere o aprire una tenda contro irraggiamento e surriscaldamento di alcune zone, sono tutte soluzioni in grado di dare un grande apporto, soprattutto alle persone non autosufficienti. E anche a livello riabilitativo l'utente avrà un'interfaccia personale che gli permette di agire con gli infermieri, o di compiere azioni come aprire una finestra con una lieve pressione di un dito o con un comando vocale. Al momento è la spesa a frenare la diffusione di queste innovazioni in ospedale, anche se per gli esperti ''il costo di produzione iniziale sarà ripagato nel tempo con i minori costi gestionali e manutentivi'' che, dopo tre anni, raggiungono all'incirca le cifre della realizzazione.

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