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Tumori, per l’Oms non c’è legame con i cellulari

Oncologia | 17/05/2010 20:26

Non sono bastati dieci anni di lavoro, più di 19 milioni di euro e 10mila interviste. Lo studio Interphone, coordinato da un'agenzia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e il più grande mai effettuato sulla pericolosità dei telefoni cellulari, non è arrivato a nessuna conclusione definitiva. Le cifre uscite dalla ricerca parlano di un'assenza di rischio per gli utilizzatori, fatta eccezione per i più assidui, ma sono gli stessi autori a mettere le mani avanti. ''I risultati non ci permettono di dire che c'è qualche rischio associato all'uso dei telefonini - afferma Christopher Wild, direttore dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell'Oms, che ha finanziato lo studio - ma è anche prematuro affermare che il rischio non c'è''. La ricerca Interphone, condotta in 13 Paesi, si e' basata su interviste a più di 10mila persone, parte delle quali erano pazienti con due tipi di tumori al cervello (glioma e meningioma).

Ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai usato un telefono cellulare, quando avevano iniziato, quante volte al giorno lo utilizzavano e quanto tempo duravano le telefonate. I risultati, che sono pubblicati sul Journal of Epidemiology, sono stati confrontati con quelli di un campione di persone sane. I risultati hanno mostrato, secondo il comunicato dell'Iarc, una minore probabilità di sviluppare i tumori studiati in coloro che utilizzavano poco il telefonino rispetto anche ai soggetti sani, mentre per gli utilizzatori più assidui, che comunque non superavano la mezz'ora al giorno, è risultato un maggior rischio per il glioma pari quasi a un terzo.

''Ma questo risultato è probabilmente falsato da motivi psicologici - spiega Paolo Vecchia, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità - probabilmente coloro che avevano il tumore hanno esagerato involontariamente il tempo passato al telefonino. La prova è che questo aumento si ha solo nell'ultimo gruppo di utilizzatori, e non è graduale. Inoltre solo fra i malati si sono avute persone che hanno dichiarato utilizzi di oltre 12 ore al giorno, o in tempi in cui il telefonino non era ancora stato inventato''.

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L'esperto comunque 'difende' i risultati dello studio: ''Quello che possiamo dire è che non abbiamo trovato evidenze di un rischio aumentato - spiega Vecchia -, ma sempre tenendo conto dei limiti fisiologici dello studio, che comunque si basa sulla memoria degli intervistati che quindi può dar luogo ad errori. Inoltre la ricerca copre ovviamente solo gli ultimi 10 anni, quelli in cui si è introdotto il cellulare, e quindi niente si può dire sul lungo termine''. Un altro dei limiti della ricerca, evidenziato anche dal comunicato stampa dell'Iarc, è che nel tempo le abitudini d'uso del cellulare sono cambiate, e ora probabilmente la categoria degli utilizzatori frequenti avrebbe un uso molto maggiore della mezz'ora al giorno del campione studiato: ''Questi cambiamenti rendono necessari studi ulteriori - scrivono gli autori - soprattutto sui soggetti più giovani''.

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