Non sono bastati dieci anni di lavoro, più di 19 milioni di euro e 10mila interviste. Lo studio Interphone, coordinato da un'agenzia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e il più grande mai effettuato sulla pericolosità dei telefoni cellulari, non è arrivato a nessuna conclusione definitiva. Le cifre uscite dalla ricerca parlano di un'assenza di rischio per gli utilizzatori, fatta eccezione per i più assidui, ma sono gli stessi autori a mettere le mani avanti. ''I risultati non ci permettono di dire che c'è qualche rischio associato all'uso dei telefonini - afferma Christopher Wild, direttore dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell'Oms, che ha finanziato lo studio - ma è anche prematuro affermare che il rischio non c'è''. La ricerca Interphone, condotta in 13 Paesi, si e' basata su interviste a più di 10mila persone, parte delle quali erano pazienti con due tipi di tumori al cervello (glioma e meningioma).
Ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai usato un telefono cellulare, quando avevano iniziato, quante volte al giorno lo utilizzavano e quanto tempo duravano le telefonate. I risultati, che sono pubblicati sul Journal of Epidemiology, sono stati confrontati con quelli di un campione di persone sane. I risultati hanno mostrato, secondo il comunicato dell'Iarc, una minore probabilità di sviluppare i tumori studiati in coloro che utilizzavano poco il telefonino rispetto anche ai soggetti sani, mentre per gli utilizzatori più assidui, che comunque non superavano la mezz'ora al giorno, è risultato un maggior rischio per il glioma pari quasi a un terzo.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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