Un emendamento potrebbe arrivare a rendere meno dolorosa la manovra per le farmacie, soprattutto le più piccole, sulle quali gli effetti degli interventi provocherebbero fino al 25% delle chiusure. All'allarme, lanciato da Federfarma, fa eco quello di Assogenerici, l'associazione dei produttori di farmaci generici, che bolla le misure del governo per la riduzione della spesa sanitaria come ''controproducenti'' e ''penalizzanti'' per un settore che invece già porta a risparmi per il sistema sanitario. Una preoccupazione alla quale sembra voler rispondere il ministero della Salute che ha intanto dato la ''disponibilità a lavorare per migliorare la norma sul prezzo dei generici'' in sede di conversione del decreto.
Così come starebbe mettendo a punto un emendamento per 'salvare' le farmacie rurali, cioè quelle che servono i piccoli centri con meno di 5mila abitanti. E per ridurre il 'conto farmaceutico' il ministro, Ferruccio Fazio, in una intervista al Financial Times, ha indicato anche l'idea di adottare incentivi in stile britannico, ovvero premi per i medici che prescrivono meno medicine, oltre che aumentare proprio la proporzione dei generici, meno cari, per far fronte alle necessità. La manovra, però, al momento prevede una riduzione del 12,5% del prezzo dei farmaci generici, cioè quelli con brevetto scaduto, così come uno sconto imposto del 3,65% sul prezzo al pubblico dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario (Fascia A). Per i produttori le misure sui generici ''non sortiranno alcun effetto rilevante per la riduzione della spesa'' visto che ''rappresentano una quota minoritaria del mercato, che da sempre oscilla intorno al 10%''. Mercoledì, ha annunciato comunque il direttore generale dell'Aifa, Guido Rasi, ci sarà un nuovo incontro del tavolo politico sulla farmaceutica, proprio per esaminare la manovra.
"Se la manovra economica 2011-2012 approvata dal Governo non sarà quindi modificata nel corso dell'iter parlamentare del decreto, le farmacie private a rischio di immediata chiusura sarebbero circa il 25%, dislocate in tutte le regioni".
Nella Regione Lazio, ad esempio, rischiano di chiudere circa 300 farmacie su oltre 1400, poco meno del 25%. Drammatica e' la situazione nella Provincia di Rieti, dove sono a rischio il 90% delle 75 farmacie presenti sul territorio. Ma problemi analoghi coinvolgono anche la Provincia di Frosinone, su 150 farmacie il 10% sono a rischio chiusura ma ben il 45% si dichiarano "in sofferenza", e quella di Viterbo, dove il rischio di abbassare la saracinesca e' alto per il 10% delle 82 farmacie presenti, anche nella Provincia di Roma a rischio 50 esercizi farmaceutici. Nel resto dell'Italia certo la situazione non migliora: in Umbria sono a rischio chiusura 50 farmacie private su 250 (20%), in Piemonte 300 su 1430 (tra il 20 e il 25%), e nella provincia di Lecce 50 su 230. Ancora peggiore, la situazione in Molise dove la possibilità di chiusura e' alta per il 50% (tutte situate in comuni sotto i mille abitanti) delle 164 farmacie regionali.
Situazione critica anche in Liguria e in Veneto dove sono circa 50 le farmacie a rischio chiusura.Secondo una ricerca dell'Università di Roma "La Sapienza" incentrata sulla Regione Lazio e realizzata prima della promulgazione della pesanti misure contenute nella legge finanziaria, si scopre lo stato di "grave sofferenza" a carico dell'intero sistema ma in particolare delle piccole e medie farmacie, quelle in sostanza più diffuse sul territorio e che rappresentano sempre più spesso il presidio sanitario di riferimento dell'utenza. Sono proprio loro quelle che hanno realizzato le peggiori performance negli ultimi 2 anni: dal 2006 al 2008 i ricavi di vendita sono diminuiti del 8,1% nel cluster 2 (fatturato tra 800.000 e 1.200.000 euro) e del 7,1% nel cluster 3 (fatturato tra 1.200.000 e 2.000.000 euro).
Mentre l'utile ante-imposte, in valore assoluto, è diminuito in media del 34,2% nel cluster 2 e del 38% nel cluster 3. Per questo i rappresentanti regionali, pur "consapevoli della necessità di sostenere sacrifici al fine di superare la crisi economica", chiedono al Governo e al Parlamento che questo sforzo doveroso "sia ripartito in maniera equa tra tutti protagonisti della filiera" e che "non vada a incidere quasi esclusivamente sul bilancio delle già gravate farmacie".
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