Discriminati per l'età. E' tutto più difficile per i malati di cancro con più di 65 anni: vengono curati in maniera meno aggressiva rispetto ai pazienti più giovani, hanno difficoltà ad accedere ai farmaci innovativi e risultano sottorappresentati anche nelle ricerche scientifiche su malattie che paradossalmente hanno un'età media di diagnosi proprio sopra i 65 anni. E' quanto emerge da un'indagine presentata durante un incontro promosso dalla casa farmaceutica Celgene a Barcellona, in occasione del Congresso dell'European Haematology Association (Eha), in corso fino a domenica nella città spagnola.
Si tratta di una ricognizione svolta su ricerche pubblicate prima e dopo il 2005 sul tema dei pazienti oncologici anziani - nello specifico affetti da sindromi mielodisplastiche e leucemia mieloide acuta - completata da una serie di interviste a esperti di 5 Paesi europei: Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Risultato: "Molti pazienti anziani sono trattati meno aggressivamente dei pazienti più giovani. E diverse ricerche parlano di vera e propria discriminazione", spiega Richard Sullivan, professore del King's College di Londra e autore dell'indagine. "Eppure - prosegue - il cancro viene definito una 'malattia dell'invecchiamento' e oggi il 60% di tutti i tumori colpisce pazienti di 65 anni o più anziani (nel 2030 la percentuale salirà al 70%)". Per esempio le sindromi mielodisplastiche negli anziani hanno un'incidenza 12 volte più alta che nel resto della popolazione. "In contrasto con questo dato, l'età media dei pazienti reclutati nei trial clinici è di circa 10 anni più giovane. Per esempio due studi su nuovi farmaci per la leucemia mieloide cronica presentati a Chicago, in occasione del recente congresso dell'Asco (American society of clinical oncology), erano basati su pazienti con meno di 50 anni", sottolinea l'esperto.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
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