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L'assistenza in pneumologia: ecco il quadro tracciato da Osc media scientific publishing

Pneumologia | 23/06/2010 13:40

Sulle malattie respiratorie in Italia si può fare di più. Il giudizio arriva proprio dai camici bianchi. Se infatti i pazienti colpiti da queste patologie promuovono l'assistenza ricevuta, i medici di base e gli pneumologi sono più severi: secondo loro è possibile migliorare l'offerta sanitaria integrando le strutture ospedaliere e quelle territoriali, potenziandole, riducendo le liste di attesa. Bocciata invece l'attività di prevenzione che, secondo gli esperti, non viene adeguatamente supportata dalle istituzioni sanitarie. E' il quadro tracciato dalla ricerca osservazionale 'La soddisfazione del paziente nell'assistenza in pneumologia in Italia', presentata in questi giorni a Milano. La ricerca è stata condotta da Osc media scientific publishing su tutto il territorio nazionale nel periodo marzo-luglio 2009 e ha coinvolto 46 centri di pneumologia, 1.166 pazienti, 272 medici di medicina generale e 296 pneumologi.

Lo studio è stato promosso dalla Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi (Fimpst), con la collaborazione dell'Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo), della Società italiana di medicina respiratoria (Simer) e della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), con il contributo educazionale di Teva Italia. I risultati mostrano una generale soddisfazione dei pazienti rispetto alle cure ricevute dai medici di base, e all'assistenza ricevuta durante tutta la malattia: in una scala da 1 a 10, per loro il voto è 8,4. Diversa la posizione espressa dai medici che vedono invece margini di miglioramento. Una maggiore integrazione tra medicina territoriale e centri specialistici in pneumologia è il fattore più sentito dalla classe medica, sia dai medici di medicina generale (valutazione 7,8) sia dagli pneumologi (valutazione 8,2). Importante anche, nel giudizio dei medici di famiglia, una riduzione delle liste di attesa dei centri specializzati. Dallo studio risulta che, dalla prenotazione alla visita non di urgenza, passano in media 34 giorni.

Per gli specialisti serve poi una maggiore "educazione e sensibilizzazione" dei pazienti, al primo posto sia per i medici di medicina generale (13%) sia per gli pneumologi (9%), e "il miglioramento delle strutture", chiesto dal 12% dei medici di famiglia e dal 7% degli specialisti. Infine, entrambi i gruppi giudicano insufficiente l'impegno delle istituzioni sanitarie nei percorsi di medicina preventiva respiratoria, assegnando rispettivamente un punteggio di 5 e 4,8 su 10. "Dall'indagine - commenta in una nota Giuseppe Girbino, vicepresidente di Fimpst - emergono alcune criticità, legate in parte alle strutture specialistiche e alla loro dislocazione territoriale, per cui spesso diventa difficile poter eseguire in tempi brevi un esame spirometrico. Tanto più che spesso i pazienti ricorrono al medico quando compaiono sintomi più impegnativi, come l'affanno, che indicano uno stato di gravità più avanzato e quindi la necessità di eseguire l'esame in tempi brevi".

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Fonte: Adnkronos

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