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Farmaci antitumorali troppo costosi: pro o contro? Gran Bretagna boccia Avastin perché non conviene curare un anziano

Farmaci Redazione DottNet | 14/07/2010 12:10

Fa molto scalpore la bocciatura in Gran Bretagna da parte del Nice del farmaco antiangiogenesi, che cioè blocca la produzione dei nuovi vasi tumorali, dal nome commerciale di Avastin nel tumore della mammella. Il farmaco, approvato e tuttora in uso in alcuni paesi europei compresa l'Italia, è stato bocciato dal National Institute for Health and Clinical Excellence sostanzialmente perché un ciclo di terapia costa circa 35.000 euro per singolo paziente con un impatto sulla sopravvivenza di solo alcuni mesi, cioè per un mancato costo-beneficio del trattamento stesso.

 "Bisognerebbe seguire l'esempio britannico - commenta Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano - ed essere più rigidi nell'approvazione di questi farmaci, convogliando così questa enorme quantità di denaro risparmiato per migliorare prevenzione e diagnosi precoce dei tumori, per esempio diffondendo la pratica del sangue occulto nelle feci e la pratica della retto-colon scopia, interventi di diagnosi precoce ancora molto poco diffusi nel nostro paese, nonostante i 30.000 nuovi casi di tumori del colon riscontrati per anno. Come si evince dai recenti dati americani appena resi noti dall'American Cancer Society, il tasso di mortalità dei tumori è sceso negli uomini del 2% all'anno tra il 2001 e il 2006 e nelle donne dell'1,5% tra il 2002 e il 2006 ma si prospettano per il 2010 ben 1.

529.00 nuovi casi di tumore negli USA e 569,490 casi di morte per tumore. Il cancro del polmone si conferma quello con il maggiore tasso di mortalità, seguito dal tumore al colon, da quello al seno per le donne e alla prostata per gli uomini, tutti tumori in cui la prevenzione e soprattutto la diagnosi precoce possono giocare un ruolo determinante per abbattere la mortalità. E' stato anche reso noto dal U.S.

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Centers for Disease Control and Prevention che lo screening potrebbe salvare almeno 10.000 persone all'anno - e forse più". "Sul mercato sbarcano prodotti sempre più specifici e i costi sono chiaramente sempre più alti. Purtroppo i costi rilevanti sono dettati da una necessità industriale. Basti pensare che un medicinale, tra ricerca e sviluppo, costa circa un miliardo di euro e servono in media 13 anni di attesa prima che venga messo sul mercato". Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, interviene  anche lui sul farmaco antitumorale Avastin: "I vantaggi che danno alcuni farmaci antitumorali non sempre sono pari alle attese - spiega -. Noi siamo i primi a non essere soddisfatti della ricaduta pratica. Ma i risultati marginali di alcuni prodotti hanno contribuito, negli ultimi 10 anni, a far scendere la mortalità da tumore. E' in calo in tutto il mondo. Alla fine il saldo è comunque positivo". E aggiunge: "Non concordo affatto la scelta inglese sull'Avastin. Il loro sistema è il più arretrato d'Europa. Il discorso dello spreco sui farmaci viene gestito male e alla fine, la situazione della sanità è peggiore rispetto alla Francia e all'Italia. Lì selezionano persino i pazienti in base all'età. Ai nonni una serie di operazioni non le fanno più. Scartano i pazienti: se sei vecchio non meriti di vivere più a lungo". Sottolinea che in Italia "siamo stati i primi, grazie anche all'Aifa, a fare accordi antisprechi con le imprese farmaceutiche. Sulle patologie più importanti che non hanno risposta univoca, il Servizio sanitario nazionale paga solo una parte iniziale della terapia. Il resto se lo accolla l'azienda". Accordo che vale anche per l'Avastin: "Superata una certa quantità paga direttamente l'azienda che si assume responsabilità e costi". Per commenti e opinioni clicchi qui

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