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Medicina difensiva, costa troppo alla sanità pubblica

Medicina Generale Redazione DottNet | 24/09/2008 17:46

  Il 60% dei medici prescrive farmaci anche quando non è necessario, il 50% invia i propri pazienti a fare una visita specialistica non per necessità del paziente ma per paura di ripercussioni legali e il 70% dei medici prescrive un eccesso di esami in una misura che varia dal 20 al 40%.

 L'abuso di prescrizioni che nasce dalla cosiddetta ''medicina difensiva'' costa al Servizio sanitario nazionale, dai 12 e i 20 miliardi di euro l'anno. Cifre da vera e propria finanziaria. Potrebbe essere questa una delle peggiori ''malattie'' del servizio pubblico, contro la quale gli stessi medici, governo e parlamento, sono pronti a intervenire. I dati emergono dall'indagine 'Medici in difesa, prima ricerca del fenomeno in Italia: numeri e conseguenze', commissionata dall'Ordine dei medici della Provincia di Roma e condotta su 800 medici. Uno studio dove i camici bianchi si sono letteralmente ''confessati'', ammettendo di avere usato il ricettario come arma di difesa contro il rischio di denunce. Sulla base dello studio del Lazio, la stima nazionale descrive un quadro preoccupante. Solo 4 medici su 10 dichiarano di non avere mai ceduto alla paura firmando ricette non necessarie e, solo considerando i farmaci, quelli più prescritti in ''via difensiva'' sono i medicinali per l'apparato cardio-circolatorio (33,8%), digerente (28,3%) e respiratorio (27,9%).

Il problema della medicina difensiva - ha spiegato il sottosegretario con delega alla Salute Ferruccio Fazio, è legato allo ''sfarinamento del rapporto di fiducia medico- paziente''. E gli effetti sono molto pesanti, e a carico sia del paziente sia del servizio pubblico: ''Basti pensare - ha detto Fazio - all'aumento dei ricoveri e del consumo dei farmaci''. I costi per il servizio sono stimati fra i 12 e i 20 miliardi di euro - ha sottolineato Fazio - e, ''se recuperati, risolverebbero in pochi anni il contenzioso con le regioni, che ammonta a 2 miliardi di euro''.
Per questa ragione Fazio giudica necessario intervenire con nuove regole sulla responsabilità professionale del medico: ''E' stato presentato al Senato un disegno di legge firmato dal presidente della commissione Sanità, Antonio Tomassini, ampiamente condiviso dal governo, che propone la regolamentazione della copertura assicurativa dei medici con massimali fissati in tutte le strutture, un maggior ricorso all'arbitrato e uno snellimento dei tempi per il risarcimento dei danni''. Ed in futuro - ha concluso - l'avvio di un percorso di depenalizzazione, così come indicato anche dall'Ordine Nazionale, che ne chiede la definizione come reato specifico: quello, appunto, di colpa medica. Il presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Mario Falconi, presentando lo studio, ha ipotizzato l'utilità di fissare linee guide per la buona prescrizione: ''Ad esempio - ha spiegato - si potrebbe indicare di non prescrivere ogni anno il controllo del colesterolo''. Lo sfoltimento delle prescrizioni comporterebbero anche un altro vantaggio: un accorciamento delle liste di attesa. In questo senso il presidente dell'Enpam, Eolo Parodi, rivolge un appello ai medici: ''L'atto medico deve essere coraggioso, se c'è paura bisogna augurare ai pazienti buona salute''.

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