Continuano le polemiche sui farmaci equivalenti. Dopo le affermazioni di Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici, l’associazione che riunisce i produttori di equivalenti, abbiamo chiesto a Silvio Garattini un commento. Perito chimico, medico, docente in Chemioterapia e Farmacologia, ha fondato nel 1963 l'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri"di cui ne è direttore. Attualmente l'Istituto "Mario Negri" ha quattro localizzazioni (Milano, Bergamo, Ranica (Bg), S. Maria Imbaro (Ch)) con un personale di oltre 950 unità.
Garattini è autore di molte centinaia di lavori scientifici pubblicati in riviste nazionali ed internazionali e di numerosi volumi nel campo della farmacologia. Fa parte del Gruppo 2003 (gruppo dei ricercatori italiani altamente citati nella letteratura scientifica internazionale) ed è fondatore dell'European Organization for Research on Treatment of Cancer. In oltre 40 anni di attività, l'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", sotto la direzione di Silvio Garattini, ha prodotto oltre 11.000 pubblicazioni scientifiche e circa 250 volumi, in cancerologia, chemioterapia e immunologia dei tumori, in neuropsicofarmacologia, in farmacologia cardiovascolare e renale.
Professore l’equivalente è come il farmaco branded?
Gli equivalenti o generici vengono approvati sulla base di tre principi fondamentali. Devono avere una purezza comparabile al prodotto di origine, se in compresse devono avere la stessa dissoluzione e se somministrati in via orale devono dare luogo a concentrazioni ematiche sovrapponibili al prodotto di riferimento.
Quindi se ci sono questo tre elementi possiamo affermare che il generico è identico al farmaco marchiato?
Certo. Se vengono rispettati questi tre parametri fondamentali non ci sono differenze, al di là, ovviamente, di casi particolari che però possono interessare anche i farmaci di marca.
Eppure c’è ancora molta diffidenza.
Molti studi indicano che se si fa uno switch da un prodotto di marca ad un equivalente o viceversa non cambiano gli effetti. Per cui il timore sui generici è ingiustificato. Possono tuttavia entrare in ballo alcuni aspetti psicologi non secondari che spetta al medico rimuovere.
Per esempio?
Posso farle il caso il caso dell’anziano. Se è abituato a prendere sempre la stessa pillola da una confezione che è rimasta immutata per anni, potrebbe avere difficoltà ad assumere un farmaco con nome e scatolo diversi. Ma si tratta di una spetto dovuto alla novità.
E ai medici che preferiscono non prescrivere i generici che invito rivolge?
Direi loro di non essere prevenuti. In tutta Europa si usano gli equivalenti che vengono prescritti regolarmente a milioni di pazienti senza effetti contrari. Cerchino di avere un comportamento un po’ più “europeo”.
Per il Gruppo Generici, pro o contro, clicchi qui
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