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Calano i ricoveri ospedalieri in Italia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 04/08/2010 11:13

Nel 2009, in base ai risultati dell'analisi preliminare effettuata dal Ministero della Salute, si registra una sensibile diminuzione del numero di ricoveri erogati in tutte le Regioni; l’attività  ospedaliera stimata per l’anno 2009 si consoliderebbe su 11.655.010 ricoveri, in diminuzione del 3,7% rispetto all’anno 2008. Le giornate di degenza stimate risultano pari a 73,04 milioni, riducendosi del 3,1 % rispetto all’anno precedente. Il tasso di ospedalizzazione del 2009 comprensivo delle varie tipologie di attività  (acuti, riabilitazione e lungodegenza, regime ordinario e day hospital) è poco inferiore a 185 per 1.000 abitanti, in discreta diminuzione rispetto al 193 per 1.000 del 2008 e al 198 per 1.000 del 2007.

 La riduzione più evidente si registra nel tasso di ospedalizzazione per acuti che passa, per il ricovero ordinario, da 127 per 1.000 abitanti del 2008 a 122 del 2009 e per il ricovero diurno da 58 a 54 per 1.000. La degenza media è sostanzialmente stabile da diversi anni e pari a 6,7 giorni; le dimissioni con DRG chirurgico rimangono stabili intorno al 41%, con una degenza media pre-operatoria che scende lievemente a 1,91 giorni (1,99 nel 2007 e 1,97 nel 2008). La percentuale di parti cesarei si mantiene su valori elevati: 38,4%, con valori massimi registrati in Campania (62,2%), Sicilia (53,1%) e Molise (48,4%). Dati tuttavia, precisa il ministero, ancora parziali: alla data di stesura dell'analisi preliminare i termini per lìinvio dei dati relativi al secondo semestre di attività  non sono ancora decorsi: ove mancanti, i dati 2009 sono stati integrati con i dati del periodo corrispondente dell’anno 2008, per rendere più agevole il confronto fra le diverse realtà  regionali e con gli anni precedenti.

Inoltre, la regione Sardegna non ha inviato dati per l’anno 2009, per cui nelle stime effettuate è stato ipotizzato, per questa Regione, un volume di ricoveri pari a quello registrato nel 2008. La copertura delle strutture ospedaliere, come di consueto, si mantiene prossima al 100% e garantisce una elevata affidabilità  della fonte informativa.

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Gli italiani stanno, dunque, meglio. O, perlomeno, si sentono meglio. Quasi sette su dieci (il 67,5%) dichiara di sentirsi bene o molto bene rispetto allo stato di salute, contro il 65,7 del 2008 e il 64,7 del 2007. Sono i dati del rapporto Passi dell'Istituto Superiore di Sanità sullo stato di salute degli italiani. Nel sistema di sorveglianza Passi la qualità della vita in relazione alla salute, viene valutata col metodo dei "giorni in salute" (Healthy Days), che si basa su quattro domande: lo stato di salute autoriferito, il numero di giorni nell'ultimo mese in cui l'intervistato non si è sentito bene per motivi fisici, il numero di giorni in cui non si è sentito bene per motivi mentali e/o psicologici e il numero di giorni in cui ha avuto limitazioni nelle attività abituali. Il risultato dello studio 2009 è che addirittura l'83% degli intervistati riferiscono di non aver avuto giorni di limitazioni per cattiva salute fisica o psicologica, mentre si sono fermati da 1 a 13 giorni il 13,7%, e il 3,3% oltre i 14 giorni. Il 67% degli intervistati ha giudicato in modo positivo il proprio stato di salute, riferendo di sentirsi bene o molto bene. Il 29% ha riferito di sentirsi discretamente e solo il 4% ha risposto in modo negativo (male/molto male). In particolare, si dichiarano più soddisfatti della propria salute i giovani nella fascia 18-34 anni, gli uomini, le persone con un livello di istruzione più alto, le persone senza difficoltà economiche, le persone senza patologie croniche severe. Analizzando con una tecnica statistica (regressione logistica) l'effetto di ogni singolo fattore in presenza di tutti gli altri, si osserva che la percezione positiva dello stato di salute è associata in maniera statisticamente significativa con tutte le caratteristiche considerate: classe di età, sesso, istruzione, difficoltà economiche e presenza di patologie croniche severe. La regione che "si sente meglio" è la provincia autonoma di Bolzano (79%), maglia nera alla Calabria (56%). Complessivamente, nell'ultimo mese gli intervistati hanno avuto in media 5 giorni "non in salute", circa 3 per motivi fisici e altrettanti per motivi psicologici. I giorni non in salute sono più frequenti nelle donne, nelle persone più anziane e in quelle con livello di istruzione basso. Ancora più frequenti lo sono tra chi riferisce di avere molte difficoltà economiche e chi è affetto da malattie croniche severe. In conclusione, si legge nel rapporto, circa sette persone su dieci dichiarano di essere in buona salute, ma sia la percezione dello stato di salute che lo stato funzionale peggiora nelle donne, nelle persone in età più avanzata, in quelle meno istruite, per raggiungere il livello più basso nelle persone con molte difficoltà economiche e in quelle affette da patologie croniche gravi. Per il gruppo La sanità che vorremmo clicchi qui.

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