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L’economista ai farmacisti: contro la crisi occorrono alleanze

Farmacia Redazione DottNet | 02/10/2010 12:55

Nella farmacia del futuro l'unione fa la forza. Per gestire, e non subire, i cambiamenti già in atto e quelli che si profilano all'orizzonte - dalla carica dei prodotti generici a quella dei medicinali biotech, fino ai nuovi servizi che i 'negozi con la croce verde' dovranno erogare a breve - il consiglio dell'economista è "allearsi, ma davvero", superando gli individualismi e remando tutti nella stessa direzione: farmacie sempre più moderne, competitive e vicine al cittadino. L'invito arriva da Erika Mallarini, docente della Sda Bocconi di Milano.

Ai professionisti riuniti in platea, l'esperta suggerisce un cambio di strategia: non più lottare con i competitori per mangiare più torta, cioè per guadagnare più margini rispetto alla concorrenza, bensì allearsi per ingrandire il dolce e averne di più da spartire. Nel gergo anglofono degli economisti, la ricetta si chiama "coopetition, un misto fra cooperation e competition". Non solo. Nei rapporti tra i vari professionisti al centro della legge 69/2009 sulla farmacia dei servizi, in attesa dei 4 decreti attuativi, "bisogna cambiare sport: dal tiro alla fune - dice Mallarini con una metafora - si deve passare alla barca vela, dove ognuno ha un suo compito e in quel ruolo si specializza, diventando il migliore nel suo campo per il bene di tutti". Insieme a "coopetition", dunque, "networking" è la seconda parola d'ordine per restare saldi al timone della propria professione di farmacista, vivendo la rivoluzione in corso "non come una minaccia - sottolinea l'economista - ma come un'opportunità".

L'economista della Bocconi di Milano analizza le "pressioni" che, se subite passivamente e non gestite attivamente, rischiano di 'schiacciare' il farmacista del terzo millennio: pressioni di natura istituzionale (le lenzuolate di liberalizzazioni, la legge 69 sulla farmacia dei servizi), pressioni di mercato (l'ingresso 'su piazza' di nuovi competitor come le parafarmacie e i corner Otc nei supermarket) e pressioni tecnologiche: l'avvento dei farmaci biotech, la scadenza di brevetti e il conseguente processo di 'genericazione' (passaggio da medicinale di marca a non griffato), con un valore stimato in 100 miliardi di dollari dal 2009 al 2013.

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"Cambiano i farmaci, cambiano i servizi e cambia anche la farmacia", osserva Mallarini. Per esempio nel rapporto con i moderni medicinali biotecnologici: "Oggi sono gestiti prevalentemente dagli ospedali, ma basta guardare le pipeline delle aziende per rendersi conto che presto anche le farmacie dovranno fare la loro parte", avverte l'esperta. Tra l'altro, "la legge 69 inserisce le farmacie nella rete dell'assistenza domiciliare integrata", rivolta a pazienti complessi che, come tali, assumono terapie bio. "E si tratta di medicinali molto diversi da quelli tradizionali - riflette l'economista - non solo per le modalità di conservazione". Le farmacie che li trattano dovranno attrezzarsi con 'officine' ad hoc, per preparazioni galeniche di secondo livello. Insomma, riassume Mallarini, "le farmacie italiane sono chiamate a investire proprio in un momento delicato come questo, mentre i margini si riducono, pur a fatturati per ora sostanzialmente stabili". Da qui l'appello a "fare rete, ma sul serio". Anche perché, quando la 'riforma' sarà operativa, "le Asl faranno le convenzioni con gruppi di farmacie" più che con esercizi singoli. "Contenere i costi e aumentare il proprio valore aggiunto sono azioni che non vanno viste come due strade di un bivio: sono vie da percorrere contemporaneamente, da un lato con economie di scala e dall'altro con un'economia basata sulla valorizzazione delle competenze e la specializzazione", conclude l'esperta. per commentare, clicchi qui

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