Ricercatori dell’Istituto Giannina Gaslini e del Centro biotecnologie avanzate (Cba) di Genova hanno scoperto una nuova proteina, chiamata Tmem16a che, se opportunamente stimolata, potrebbe avvicinare la scienza a una cura per la fibrosi cistica: potrebbe infatti sostituirsi alla nota proteina Cftr, il cui malfunzionamento causa un’insufficiente umidificazione dei polmoni e la conseguente proliferazione dei batteri alla base della patologia.
I ricercatori del laboratorio di Genetica molecolare del Gaslini e del Cba, coordinati da Luis Galletta – il cui studio è stato pubblicato sulla rivista “Science “ – hanno messo in luce la similitudine tra la funzione della nuova proteina e di quella che è la principale responsabile dell’insorgere della fibrosi cistica, fra le più frequenti malattie genetiche (1 malato su 3500 in Italia e un portatore sano su 25). Il difetto genetico alla base di questa patologia consiste nella produzione di proteina Cftr “alterata”.
Ciò provoca un’anomalia nelle secrezioni esocrine dell’organismo, che determina un danno progressivo degli organi coinvolti: in primo luogo i polmoni ma anche l’apparato digerente, il pancreas, il fegato e l’apparato riproduttivo. I ricercatori genovesi hanno quindi scoperto una sorta di “motore di riserva” da attivare e potenziare in caso di defaillance del primo.
La nuova proteina agice in modo analogo a quello della Cftr: entrambe sono presenti sulla membrana di molti tipi di cellule e formano piccoli pori in grado di far passare ioni cloruro, particelle con carica elettrica negativa essenziali per il funzionamento di diversi organi umani.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
Commenti