In ogni cancro si nasconde ''un'ape regina'' che comanda le altre cellule e che rende il tumore più aggressivo. Uccidere questa 'regina' porterebbe a rivoluzionare la cura del cancro: ed è proprio a questo che punta uno dei cinque nuovi progetti finanziati con i fondi del 5 per mille dell'Associazione italiana ricerca cancro (Aric), e presentati a Milano. ''Le staminali sono la frontiera dei tumori - racconta Pier Paolo Di Fiore, ricercatore dell'Istituto europeo di oncologia -: dobbiamo immaginare il cancro come un alveare, dove l'ape regina è la staminale, ed è fertile, ma tutte le altre cellule tumorali sono api operaie, sterili. Per quante operaie possiamo uccidere, allora, finché non uccidiamo l'ape regina il tumore non è sconfitto''.
La ricerca di Di Fiore sfrutta quindi un particolare metodo per isolare queste staminali dal tumore alla mammella, sulle quali poi studiare nuove tecniche di diagnosi ma anche di terapia: una tattica di vitale importanza, dato che più sono le staminali in un tumore, più questo tumore è grave. ''Per il momento - continua l'esperto - questa tecnica è una nostra proprietà intellettuale, anche se fra un paio d'anni ce l'avranno tutti''. Ma quello dell'Ieo non è l'unico progetto finanziato con i 60 milioni di euro appena arrivati all'Airc grazie al 5 per mille del 2008. Il progetto di Giannino Del Sal, del Laboratorio nazionale Cib di Trieste, si concentra su un particolare tumore del seno detto 'triplo negativo', tra i più aggressivi e associati a frequenti recidive.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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