'Non è vero che le persone colpite da sindrome di Down hanno sempre un ritardo mentale', mentre 'le persone autistiche sono praticamente dei geni'. Sono i risultati di una indagine condotta dal Censis, che ha reso pubblico il quarantaquattresimo rapporto sulla situazione sociale del Paese. I risultati sono frutto di una "onda lunga della comunicazione sulla salute. Il boom dell'informazione sanitaria cui si è assistito dagli Anni 90 mostra oggi gli effetti positivi del diffondersi nel corpo sociale di comportamenti preventivi e stili di vita corretti, ma al contempo si osservano alcuni effetti perversi che la spettacolarizzazione dell'informazione sanitaria produce a livello di conoscenze individuali".
Secondo questa ricerca, quindi, 'il 50,2% degli italiani è convinto che non sia vero che le persone con sindrome di Down abbiano pressoché sempre un ritardo mentale, e addirittura è il 73% a pensare che le persone autistiche siano quasi sempre geniali nella matematica, nella musica o nell'arte. Le narrazioni mediatiche in cui prevale la spettacolarizzazione di singole vicende (come quelle di persone con sindrome di Down che hanno capacità cognitive nella norma e che riescono a laurearsi, oppure i casi degli "autistici sapienti"), statisticamente rarissime, finiscono per sedimentarsi sotto forma di pseudonozioni per ampi settori della popolazione'. Ma non solo. Perché secondo un'indagine del Censis sull'ictus, 'per la maggioranza degli italiani questa patologia è quasi sconosciuta: meno della metà sa che colpisce il cervello, e la grande maggioranza non conosce ne' la trombolisi (la terapia specifica che può ridurne in modo significativo le conseguenze), ne' la stroke unit (il reparto specifico). Eppure, si tratta della terza causa di morte in Italia, mentre per chi sopravvive all'evento si prospetta in molti casi la disabilità permanente, ma se la corretta informazione sull'ictus fosse più diffusa tanti casi potrebbero avere un esito diverso'. Secondo l'indagine un'altra tipologia di informazione sulla salute che può produrre distorsioni è quella sui casi di malasanità: 'Il problema esiste, ed è compito dei media fare luce sulle inefficienze del sistema con il massimo rigore, ma il diffondersi della convinzione che l'errore medico sia frequente e probabile, alimenta la conflittualità nel rapporto tra cittadini e istituzioni sanitarie, e soprattutto contribuisce allo schiacciamento su dimensioni narrativamente più efficaci della comunicazione sulla salute, a scapito di un'informazione che fornisca ai cittadini strumenti concreti per far valere i propri diritti in modo stringente'.
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