Contro gli affollamenti dei pronto soccorso è sbagliato dare la colpa ai medici di medicina generale o proporre soluzioni 'demagogiche' come le aggregazioni di medici. Ad affermarlo lo Snami, (sindacato nazionale autonomo medici italiani), sottolineando come le responsabilità siano da imputare al 'rilento' con cui le regioni applicano gli accordi e all'inadeguatezza degli organici dei pronto soccorso, 'sottodimensionati' in particolare nel periodo invernale. Per risolvere il problema non bastano 'le aggregazioni di medici sul territorio che faranno da filtro per i codici bianchi e verdi', spiega il leader dello Snami, Angelo Testa, e in ogni caso bisogna smettere di 'colpevolizzare i medici del territorio! I medici di medicina generale sono gli ultimi ad avere responsabilità per l'intasamento del pronto soccorso'.
Peraltro, aggiunge, 'in gran parte le disfunzioni nascono per il mancato coinvolgimento dei medici di famiglia nella programmazione'. Ma 'se un paziente aspetta anche 12 ore prima di entrare nel pronto soccorso, se gli accessi annui arrivano a 30 milioni, allora quel comparto va ordinariamente rafforzato e ancor di più straordinariamente aumentando l'organico nel periodo invernale dell'acme dell'influenza'.
'Noi medici di medicina generale - dice ancora Testa - abbiamo dato il massimo, essendo parte attiva della continuità h 24, al fine di perseguire gli obiettivi di salute dei cittadini con il miglior impiego possibile delle risorse, collaborando con gli specialisti, mettendo a disposizione le figure professionali presenti nel nostro settore, guardia medica ed emergenza territoriale e medicina dei servizi'.
Lo Snami, con workshop in tutta Italia, comunque, sta studiando il modo di 'perfezionare con una forte collaborazione tra i medici della medicina generale e di pronto soccorso, atteggiamenti omogenei tra ospedale e territorio'.Giacomo Milillo, segretario della Fimmg, sull’argomento afferma anch’egli, d’accordo con Testa, che: “la soluzione non è nello scaricabarile. I Medici di medicina generale da tempo si propongono per avviare una organizzazione diversa, ma a parte linee guida ministeriali e pochi finanziamenti, la maggior parte delle Regioni ancora non si è attivata in questa direzione''.
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